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VULBO, Vulbo

Vulbo è il nome di un duo che avrete probabilmente già scorso di recente nella line-up di qualche serata o incrociato sui palchi al fianco di nomi quali Zolle, Hibagon, Zambra: magari vi sarà rimasto impresso per il logo verde fluo, per i titoli stralunati dei brani oppure per un palese tributo a Orgasmatron che apre  “Estrogeno”, traccia finale di questo debutto. Per dovere di cronaca e di correttezza, uno dei due collabora di tanto in tanto con queste pagine in qualità di fotografo e reporter di concerti, inoltre ha messo a segno qualche intervista niente male sempre in sede live. Torniamo però alla presentazione di questo ep, che poi è il motivo centrale di queste righe. Come del resto si poteva già intuire poco sopra, qui tutto sembra creato per prendersi gioco di ogni serietà, c’è un approccio volutamente scanzonato e lo si mette sul tavolo sin dalla voce di Homer che apre le ostilità. Tutto è crudo e servito con un piglio quasi punk nella sua urgenza espressiva, nella rinuncia a ogni sovrastruttura che tolga genuinità o istintività alla scrittura, eppure appare anche chiaro come nulla sia realmente fatto a caso o raffazzonato. Al contrario, si comprende come, dietro a quest’immagine ruvida e in qualche modo brusca, la struttura dei brani sia quanto mai articolata e accolga molti input, quasi un esperanto di stoner, math, postcore, noise-rock, rock’n’roll slabbrato, persino una spruzzata di funk e un pizzico di hard-rock vecchia maniera. L’idea è di quelle giuste, in grado di catturare l’attenzione e di incuriosire, sembra quasi che i brani invitino l’ascoltatore a riempire gli spazi lasciati vuoti dalla mancanza di testi, proprio perché c’è un’evidente attenzione alla forma canzone e questo permette di memorizzare i pezzi senza sforzi. Di sicuro, c’è un che di ballabile e ritmico, pulsante, che fa ciondolare la testa a tempo, il che ad esempio aggiunge efficacia a brani come “Turboslug”. Si tratta, insomma, di un biglietto da visita che attira lo sguardo e lascia intravedere ampi spazi di manovra per il futuro.