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TENEBRA, What We Do Is Sacred Ep

What We Do Is Sacred, ovvio tributo nel nome al quasi omonimo ep dei Germs anno 1981, rappresenta un antipasto di quello che sarà l’album in uscita a breve e serve a introdurre l’ingresso della band nelle fila della inglese New Heavy Sounds, oltre a spezzare la pausa che separa questa nuova uscita dal debutto Gen Nero del 2019. A fianco di un brano che comparirà nell’album, troviamo un inedito e una cover dei Jerusalem a ribadire il forte legame della formazione con gli anni Settanta a dispetto dal background dei suoi componenti che militano o hanno militato in band quali Settlefish, Assumption, Horror Vacui, ED… nonché di casa nel non mai abbastanza rimpianto Atlantide (sul quale torneremo più sotto). A guidare con la sua voce le note dei Tenebra troviamo Silvia, elemento più giovane della band ma in possesso di un timbro vocale capace di graffiare e dare la giusta spinta ai brani, un fattore che permette ai pezzi di prendere slancio e colpire l’ascoltatore con la giusta botta. Così, il pezzo cui è affidato il compito di introdurre il nuovo album riesce a stuzzicare la curiosità e alimentare le aspettative, questo grazie ad una formula che sporca la sua indole vintage con il portato “rumoroso” dei musicisti coinvolti, senza per questo suonare meno credibile o fedele all’immaginario di riferimento. Il gioco funziona bene e i Tenebra riconfermano come certi suoni possano trovare ancora spazio nel panorama attuale, soprattutto se affidati ad un’operazione che riesce a tenere distanti leziosità e manierismo, un po’ come di recente avevamo sottolineato in occasione del disco dei Bottomless. Guarda caso, proprio uno dei Bottomless, Giorgio Trombino, appare come ospite al flauto nella finale cover dei Jerusalem (anno 1972), a sottolineare un’unione di intenti tra realtà che riescono – seppure in modo differente e con differenti risultati – a riportare alla luce una tradizione sonora ormai più che storicizzata. Attendiamo a questo punto l’uscita del “full” per verificare come l’intuizione reggerà sulla lunga distanza e se le promesse verranno mantenute, per ora è pollice in su.


P.S.: apriamo una nota a margine a proposito dell’Atlantide e a ciò che ha rappresentato per segnalare l’incredibile libro fotografico Atlantide Hardcore D.I.Y. Punx Live 2001/2015, nato dall’unione tra Hellnation Libri, nullaOsta, Serimal e ZOOO. Il volume di oltre 250 pagine e in formato 21/28 permette di tuffarsi letteralmente dentro all’atmosfera che si respirava in quel cassero di appena settanta metri quadri eppure capace di contenere un’infinità di emozioni, situazioni e fermenti dal 2001 al momento del suo sgombero nel contesto di un’insensata politica di pseudo-riqualificazione (in realtà meramente repressiva) tanto cara ai moderni amministratori delle nostre città. Peccato perché con questa incomprensibile pulsione al chiudere, sgomberare e interrompere si finisce per soffocare anche quella scintilla culturale non allineata che permette al nostro paese di restare un minimo al pari con ciò che succede nel resto del pianeta. Così tra foto (500), flyer e poster, ricordi di frequentatori e musicisti ospitati, il libro scolpisce nella memoria condivisa un vero e proprio monumento alla creatività umana e, nello stesso tempo, alla chiusura mentale e alla cecità di chi dovrebbe gestire al meglio anche la nostra socialità. Sarebbe un peccato andasse dimenticato tutto ciò che è stato possibile creare e costruire tra quelle anguste mura, compresi molti e stretti rapporti umani come quelli da cui sono nati appunto i Tenebra. Da avere.