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Salogni e Transmissions 2022 vs La Noia

Marta Salogni, foto di Graham Tolbert e Timothy Carlson

Marta Salogni, italiana trapiantata a Londra, dove dirige lo Studio Zona, è ingegnere del suono. Per non fare i soliti nomi grossi che i giornali le associano quando devono trasmettere l’idea che è un’italiana che ce l’ha fatta, Discogs alla mano leggo che a farsi mixare il disco nuovo quest’anno da lei sono passati i black midi (gruppo spinto dalla stampa oltre ogni possibile comprensione), così come gli Animal Collective, che non c’è bisogno di presentare a nessuno da queste parti. Nel 2021, per tirare fuori un esempio non iperspaziale da stadio pieno (però bello), Marta si è seduta a fianco di Gazelle Twin, cantante e musicista elettronica a mio avviso eccezionale, cocca anche lei della stampa e del mondo “indie”.

Dopo esserci stata nel 2021, Marta quest’anno è curatrice del Transmissions, festival con base a Ravenna di cui siamo media partner da tempo e di cui dunque chi ci legge sa tutto. Ho provato a capire un po’ meglio come ha ragionato in questa veste per lei – credo – nuova.

Come hai iniziato a collaborare con Bronson e Transmissions? Nel 2021 sei stata parte di un set speciale propiziato da Felicia Atkinson, ad esempio.

Marta Salogni: Sono stata invitata da Francesco Donadello per l’edizione Transmissions 2021.

Con Valentina Magaletti, Andrea Belfi e lo stesso Francesco abbiamo suonato sul palco come ensemble speciale. Due batterie e percussioni, synth e io 3 macchine a nastro.

Quale è la caratteristica delle edizioni passate di Transmissions che più ti ha colpito? A me piace la trasversalità di questo festival.

 

Mi ha sempre colpito la voglia di sperimentazione e ricerca del festival, dei curatori e degli artisti che ne fanno parte.

Hai detto che da curatrice hai scelto persone che sfidano lo status quo. Lo status quo musicale è il mainstream? Esistono cliché o modi consolidati di agire anche nel mondo alternativo e/o sperimentale? Ce ne sono alcuni che ti infastidiscono? Quali?  

 

Credo che l’importante sia il risultato. Anche usando modi o mezzi tradizionali si può arrivare ad una composizione/performance innovativa. Anzi, a volte usare dei paradigmi già presenti nella coscienza collettiva, ma stravolgendoli, è ancora più effettivo per smantellare lo status quo. Con status quo non mi riferisco al mainstream, ma alla noia e alla mancanza di sperimentazione, che può esistere sia nel pop che nell’underground. 

Vediamo il cartellone. Quest’anno Lucrecia Dalt ha fatto un altro botto. Kali Malone è amata e protetta dalla critica e da tutto un giro di artisti “affini”. Ti piacerebbe lavorare con loro? Non mi pare tu lo abbia fatto, ma correggimi. Cosa ti ha colpito di loro?

 

Ho collaborato con Lucrecia, mixando il suo nuovo disco, che adoro. Stimo moltissimo Kali Malone e spero un giorno di poter collaborare anche con lei.


A un certo punto del Festival farai l’allenatrice in campo e suonerai con un dream team. Ci dai qualche anticipazione che non hai ancora dato a nessuno?

 

È un ensemble inedito che prenderà forma per la prima volta sul palco di Transmissions: Sam Shepherd al Buchla e piano, Valentina Magaletti su batterie e percussioni e vibrafono, Miriam Adefris su Arpa, io su tre macchine a nastro. Esploreremo l’idea di una composizione fluida guidati l’uno dall’altro. No spoiler. 

Come performer, mi par di capire che le tue armi siano Revox e altri macchinari con cui re-inventare suoni e musiche. Quando leggo di questi aggeggi penso a Valerio Tricoli, Jérôme Noetinger, per certi versi a Philip Jeck… Tu hai degli ispiratori o delle ispiratrici in questo campo?

 

Delia Derbyshire, Daphne Oram, Else Marie Pade, Annea Lockwood, Pauline Oliveros, Eliane Radigue, compositrici di cui ho profonda stima e da cui traggo ispirazione. 

Siccome, per fortuna, è difficile ignorare come le artiste e le addette ai lavori si stiano prendendo il posto che spetta loro a Transmissions e più in generale nel mondo delle musiche irregolari, scelgo due nomi tra i tanti e ti chiedo di togliermi due curiosità: come è stato lavorare con o per Mica Levi e con o per Holly Herndon? 

È stato un onore collaborare con loro e fare parte della loro visione creativa. Sono esempi di innovazione musicale e concettuale molto preziosa per il panorama della musica contemporanea.

Lancia tu l’idea per il curatore di Transmissions 2023. Uno possibile o uno impossibile, a tua scelta.

 

Chelsea Manning e Moor Mother.