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RAKE-OFF, Observing Madness

Anno nuovo appena iniziato e si parte subito con una bella bordata di crossover a firma Rake-Off, che ancora una volta dimostrano di non voler dormire sugli allori e decidono di mettersi in gioco in vari modi, come succedeva anche nel precedente e altrettanto riuscito Goin’ Mental. Il primo cambiamento, non di poco conto, è la decisione di aprire una propria etichetta, una scelta importante perché permette loro di gestire tutto in prima persona, facendosi aiutare per la distribuzione dalla Born Strong. Non bastasse questo, i Rake-Off irrobustiscono il suono, che appare oggi ancora più spostato verso il thrash con un occhio ai big four (in particolare Slayer e Anthrax) ma con le giuste sporcature crossover prima maniera che rendono il tutto più divertente grazie ad una generosa spruzzata di stacchi, parti ricche di groove, cori da cantare dal vivo e quel sapore particolare che nacque con la collisione tra metal e hardcore a metà anni Ottanta e ha visto una seconda giovinezza nel nuovo millennio. Non mancano nemmeno una spolverata di hardcore pestone e qualche breakdown che non snaturano il risultato finale, ma semmai donano un che di personale alla ricetta. Quello che colpisce subito è il suono potente e corposo in grado di dare profondità, un elemento importante in questo Observing Madness, che ci permette di parlare di qualcosa a fuoco e privo di reali punti deboli. In passato avevamo sottolineato la capacità di mantenersi in equilibrio tra forza d’urto e ricerca di linee melodiche/cori accattivanti, un aspetto presente anche qui: le canzoni si ficcano in testa e si fanno anche singolarmente, l’album ottiene il suo effetto massimo se ascoltato nel suo insieme.

Finale per intenditori con “Deathrider” dal debutto degli Anthrax, una scelta non banale che fissa le radici del linguaggio caro ai Rake-Off. Così, tra riff affilati e una sezione ritmica che apporta la giusta spinta, vocals a cavallo tra metal e rabbia hardcore, si arriva alla conclusione domandandosi come si possa oggi registrare un album così senza apparire minimamente fuori tempo massimo, anzi dando l’impressione di essere più che mai sul pezzo.

Se amate queste sonorità e non sapete resistere a una sana dose di crossover thrash a cavallo tra metà anni Ottanta e revival bandana thrash, non dovreste assolutamente lasciarvi sfuggire Observing Madness.