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KING OF THE OPERA, Nowhere Blues

Otto anni dopo Nothing Outstanding, che archiviava la precedente fase a nome Samuel Katarro, Alberto Mariotti rientra in scena in veste di King Of The Opera con Nowhere Blues. Affiancato in sede live da Andrea Carboni ed Elia Ciuffini, Mariotti torna comunque sia unico timoniere del suo progetto, riallacciandosi – si veda anche il fosco minimalismo dell’artwork – alle cupe radici blues che lo avevano fatto emergere come grande talento della nostra scena indipendente grazie proprio ai dischi firmati Katarro (Beach Party e The Halfduck Mystery). Del resto, lo stesso songwriter e musicista toscano, che ha registrato e suonato il tutto quasi in totale autonomia, dice: L’idea che mi ha portato a scrivere le canzoni di Nowhere Blues nasce da una mia piccola curiosità: cosa succederebbe oggi, dopo dieci anni, se provassi a comporre qualcosa di simile alle prime cose di Samuel Katarro. Stavolta, però, la direzione non è la riva fangosa di qualche fiume affluente del Mississippi, bensì… lo spazio. Nowhere Blues, si legge nelle note stampa, è un tributo agli amati bluesmen afro-americani del primo dopoguerra, che intitolavano i loro blues col nome della città che li aveva ispirati. La differenza è che qui il luogo è un non-luogo, anzi è il suolo lunare.  È un blues per un futuro alienante che accorpa strumenti a corda e maggiori inserti digitali, con tastiere, sintetizzatori e sample in quantità.

L’ascolto spiazza, dunque, per certi versi, sviluppandosi lungo sette brani da fruire come fossero un flusso unico: “Monsters In The Heart”, in apertura, è la gemma del lotto, ballad più dark che psichedelica, quasi a condensare il miglior lascito wave degli anni Ottanta e rispedirlo nel nuovo decennio. Se la title-track riprende a farsi più chitarristica e scura, con un notevole crescendo cinematico, nel complesso c’è parecchia varietà: “I’m In Love” gioca con un’elettronica che collega melodie beatlesiane, sentori di “cavalleria araba” alla Siouxsie & The Banshees e tendenze etno in linea Clap! Clap! o Go Dugong, “Never Seen An Angel” può guardare in parte a un Jens Lekman quel che tanto che “Find Me” parrebbe invece volgersi a un Daughn Gibson, mentre “The Final Scene” azzarda addirittura derive techno da clubbing post-Depeche Mode lungo dieci giri abbondanti di orologio, e la conclusiva “Places”, per un intimismo alt-folk diretto alle stelle, si avvale della collaborazione in fase di arrangiamento dei conterranei /handlogic. Gli eventuali termini di paragone servono soltanto a farsi un’idea della curiosità sonora qui lasciata coraggiosamente a briglie sciolte, giacché è la personalità di Mariotti a fare da rete di sicurezza. In un trip in progress verso pianeti più o meno identificati.

Tracklist

01. Monsters In The Heart
02. I’m In Love
03. Nowhere Blues
04. Never Seen An Angel
05. Find Me
06. The FInal Scene
07. Place