Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

TRUE WIDOW, Circumambulation

True Widow

I kneel and wait in silence /As one by one the people slip away / Into the night / The quiet and empty bodies / Kiss the ground before they pray /Kiss the ground / And slip away

“The Holy Hour”, The Cure, 1981

Le recensioni con similitudini azzardate e poco verificabili – quelle dove l’autore parte per un viaggio tutto suo – sono le peggiori: questa è esattamente così. La colpa, però, è anche di un gruppo come i True Widow, che si autodefinisce “stonegaze” e poi si sorprende che nelle interviste tutti chiedano che vuol dire. Circumambulation è in potenza l’unione dei Cure altezza Faith e degli Om re-inventori del doom, perché c’è un’evidente matrice metal, che alla resa dei conti non è quella tradizionale ed esiste più che altro pavlovianamente nella testa di chi ascolta un disco che sa essere della Relapse. Chiaro riferimento religioso nel titolo e nella copertina, trio chitarra-basso-batteria (niente ospiti, niente iperproduzione, nessuno strumento extra), sound scarno, languido, parti reiterate a lungo e in qualche modo – appunto – circolari, atmosfere grigie e riflessive, una tristezza di fondo che non prende mai però davvero il sopravvento. Voce maschile e femminile si dividono il disco: quella di Nicole Estill è splendida e ricorda Jessica Bailiff, il che potrebbe condurre alla fastidiosissima definizione di slowcore, così come a un collegamento – un po’ troppo pretestuoso – con lo shoegaze.

I True Widow, rispetto al passato, sembrano aver spogliato ancora di più il loro sound, consegnandocelo puro e privo di difese. Non c’è un brano che spicchi sugli altri, questo è il disco perfetto per un viaggio di ritorno in macchina, per liberarsi dall’ennesima giornata inutile e imbecille. Un disco, tra l’altro, per tutti, se questo non è un male (un tour coi Baroness appena terminato e uno con Chelsea Wolfe da iniziare ci suggeriscono qualcosa sull’argomento). Non so come faranno a far meglio di così nel prossimo album, a meno che non cambino…