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TRRMÀ, Mocc

Due organismi che si interrogano a vicenda e che faticano a comprendersi. È questa l’immagine che probabilmente più si adatta a interpretare questo lavoro uscito a marzo e firmato da Giovanni Todisco (percussioni, ex La Confraternita Del Purgatorio) e Giuseppe Candiano (synth, ex Les Spritz). Un botta e risposta irrisolto a colpi di glitch o bordate di elettronica minimale e ipertrofia percussiva in free-form, che nei primi minuti dell’album si muove tra un gelido senso di vuoto delineato dalle vibrazioni di un timpano, improvvisi e scollegati sussulti, e una generale, statica incomunicabilità che si stempera pian piano in una compiutezza non scontata negli episodi conclusivi. Le fratture, le bacchette compulsive, le crude escalation di improvvisazione e gli altrettanti silenzi della prima metà di Mocc iniziano a saldarsi nello stordimento vagamente narcotico con esiti quasi kraut di “Murt”, per poi chiudere con gli sconquassi sottopelle di “Auand”, un’apoteosi ritmica finale che nell’insieme appare una sorta di tregua, assolutamente temporanea, tra quelle due entità. È come se le distorsioni e le interferenze della parte elettronica, nello scontrarsi con le ricche frenesie o con le spazialità del drumming, evidenziassero una specie di dinamica conflittuale strisciante con punte di nervosismo acuto tenuto a bada di malavoglia (e qui il retaggio noise sregolato dei gruppi di origine è ben riconoscibile). Un conflitto di cui i Trrmà riescono a darci un aspro e interessantissimo resoconto.