Baccano alla Luiss: Mai Mai Mai + Capra Vaccina, Alfio Antico + Go Dugong, Maria Violenza + Irtumbranda

La Luiss University Press esiste da quasi un quarto di secolo, quando sul modello degli atenei anglosassoni si è voluto dare vita a una casa editrice organica all’università. Solo ultimamente, però, mi sembra si veda parecchio in giro, per via di un battage pubblicitario massivo sui social e di una serie di pubblicazioni rivolte a un pubblico non necessariamente specializzato: mi vengono in mente testi di Castoriadis, Reza Negarestani, Nick Land – il più controverso fra gli accelerazionisti – o altre cose che mi sono capitate per le mani, tipo il libro di Peter Hook sugli anni della Haçienda o quello di Jason Brennan sull’epistocrazia, una comoda via di uscita dalla barbarie politica degli ultimi trent’anni. Ammetto che nell’accingermi alla lettura di questi titoli – che pure ho trovato di un certo interesse – ho dovuto mettere da parte la mia atavica idiosincrasia per gli enti d’istruzione privati (vieppiù nei confronti di un’istituzione legata a doppio filo con Confindustria) e così ho fatto anche nell’ascolto delle prime tre uscite di Baccano, collana discografica nata in seno alla Libera Università degli Studi Sociali Guido Carli e curata da una vecchia conoscenza come Toni Cutrone.

Il primo titolo vede proprio Toni nelle vesti di Mai Mai Mai in compagnia di Lino Capra Vaccina, nome storico del panorama musicale italiano (Aktuala, Telaio Magnetico) e già nume tutelare della Italian Occult Psychedelia: il disco è il risultato della collaborazione dei due durante l’Ortigia Sound System, registrato nella chiesa sconsacrata di Gesù e Maria a Siracusa, missato da Rabih Beaini e masterizzato da Matt Bordin. Lino Capra Vaccina si divide fra vibrafono e pianoforte, Mai Mai Mai ci mette un’elettronica più fluida che muscolare, caratterizzata solo per brevi tratti dalle sue peculiari bordate sonore; nel mezzo tintinnare di metallo e voci dal passato in linea con le aspirazioni etnografiche di Toni. Il titolo “I Racconti Di Aretusa” è un riferimento alla ninfa simbolo di Siracusa, il cui mito è legato all’acqua, elemento ben mimato nell’album in questione non senza allusioni nette ad ambientazioni bucoliche.

La dimensione pastorale rimane centrale nel secondo titolo del lotto, frutto dell’incontro – interessante – fra due diversi percorsi, quello di Alfio Antico,  maestro siciliano della tammorra e del tamburo a cornice, e quello di Giulio Fonseca in arte Go Dugong, producer pugliese di base a Milano. Curiosa la storia di Alfio, pastore con la passione per le percussioni in quel di Lentini che viene scoperto da Eugenio Bennato e si trova a collaborare con nomi giganti della canzone italiana (due curiosità: sentiamo i suoi tamburi in “Don Raffaè” di De Andrè e “Il Ballo Di San Vito” di Capossela). Fonte di ispirazione è stata la lettura da parte di Fonseca di una fanzine a opera di Ciro Fanelli e Nicola Fucili: da qui “La Macchia” non come colpa o disonore, nemmeno come incidente di percorso, ma intrico di toni, profumi e sensazioni come quelli offerti dalla macchia mediterranea. Nel disco le stratificazioni elettroniche di Go Dugong incorporano il tambureggiare tranceinduttivo di Antico, rendendolo materia ballabile a più ampio spettro in un incontro fra passato e futuro.

La terza uscita, invece, mette insieme la voce e gli strumenti di Maria Violenza – la siciliana Cristina Cusimano già parte di Capputtini I Lignu e Vernon Sélavy – con la viola di Luciano Turella in arte Irtumbranda: i due rivivono, rielaborandola, la tradizione popolare sicula dei canti popolari in maniera verace, senza privarla di una buona dose di spontaneità e anche di ruvidezza che diventa incertezza in alcuni frangenti. Sul lato b del disco Cristina riprende le medesime suggestioni popolaresche, lasciandole manipolare da Tropicantesimo in una live session in Pescheria, il laboratorio creativo sede del collettivo romano.

Un inizio tutto sommato buono per Baccano, fra passaggi interessanti, altri solo divertenti e qualche momento di stanca: resta l’interrogativo su quanto credibile sia un’operazione che mette mano a folklore, sperimentazione e musica underground da parte di un’istituzione fondata da Umberto Agnelli. A voi il giudizio…