ASINO, Amore

Sono tornati gli Asino, con l’ultimo tassello della trilogia iniziata nel 2012: dopo Crudo e Muffa, ecco Amore. A dir la verità, non è facilissimo capire perché dovremmo considerarla una trilogia. I primi due lavori sembrano più legati tra loro, concettualmente, graficamente e musicalmente. Sono passati quattro anni, e uno scatto si percepisce in tutti questi ambiti. D’altronde, se vogliamo comprendere gli Asino dobbiamo essere disposti ad accogliere gioiosamente un po’ di nonsense.

La grafica questa volta non propone un alimento come l’arancia ammuffita o la bistecca cruda dei dischi precedenti: sono i due componenti del gruppo – Giacomo e Orsomaria – a campeggiare sulla copertina. Imbalsamati nei loro maglioncini viola col collo alto, sembrano usciti da un’improbabile reclame di qualche decennio fa. Amore esce per una decina di etichette indipendenti italiane, tra cui Pioggia Rossa e fromSCRATCH. Il sound è più definito e i pezzi più strutturati rispetto al passato. La formula resta quella: canzoni veloci con testi ironici che vengono recitati più che cantati.

I primi due brani richiamano gruppi come i Raein, con arpeggi di chitarra dal tono malinconico. “Umberto Space Echo” dilata i tempi e dà vita ad un momento più ovattato, mentre dal quarto pezzo in poi emergono gli Asino più “casinari” e giocosi: è qui che si esprimono al meglio! “Orsomariah Curry” è una canzone caotica e divertente sul nome del chitarrista. “Schiaphpho Dve” si ricollega a “Schiaphpho”, contenuta in Muffa, ed esordisce dicendo: “Sono passati tre anni, e non è cambiato un cazzo. Continuo ad evitare, continuo a non ricaricare. Cambiano i mezzi, ma non cambiano gli approcci”. La tematica? Le tariffe telefoniche! Dopo la declamazione parte una perfetta scarica noisecore.

Vi lasciamo scoprire da soli gli altri testi, che sono il vero punto di forza del gruppo: necessitano di qualche ascolto, ma ne vale la pena (su questo, trovo una relativa somiglianza con gli Uochi Toki). Gli Asino si divertono, sono spontanei e raccontano momenti di quotidianità tragicomici trovando le parole giuste.