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THROE, Throematism

Throe è il nome del progetto solista di Vina (Vinicius Castro), un polistrumentista brasiliano che con Throematism tenta di riportare in musica alcuni dei traumi che affliggono l’individuo moderno. Non a caso il termine da cui il disco prende il titolo è stato coniato dallo psicoanalista e filosofo francese Jacques Lacan per descrivere il vuoto conseguente a un evento improvviso, che lascia appunto senza parole. Per raggiungere il suo scopo, il musicista usa un linguaggio a cavallo tra post-rock e post-metal, a tinte cupe, che alterna riff granitici a improvvisi passaggi dal forte impatto visivo, quasi cinematografico, per ottenere un cambio di prospettiva pur senza abbandonare mai la sensazione di dolore e oppressione, propria appunto dell’inquietudine e dell’ansia provocata dall’accaduto.

Le quattro tracce vedono incontrarsi e a tratti alternarsi chitarra, basso, percussioni e synth, tutti strumenti suonati da Vina – se si esclude una traccia di basso affidata a Marco Nunes (anche co-produttore) – così da dare una forte impronta personale al lavoro e permettere di rintracciare un filo sottile che lega la narrazione e accompagna l’ascoltatore all’interno dei molti cambiamenti di tensione e umore che avvengono. L’effetto finale, pur non discostandosi troppo dalle strade intraprese da illustri predecessori (Mogwai, Isis, Red Sparowes…), riesce nel suo intento di catturare l’attenzione e si fa apprezzare per la capacità di dosare gli ingredienti con maestria e soprattutto per una buona compartecipazione emotiva, senza la quale il tutto avrebbe assunto i toni di un mero esercizio stilistico.

Throe difficilmente diventerà il prossimo big name di turno e dovrà faticare non poco per farsi strada all’interno di una forma espressiva ormai esplorata ad ogni latitudine possibile, eppure appare opportuno segnalarlo proprio perché riesce a ridonarle pathos e un taglio umano, quasi che il dolore qui sia questione personale e sentita più che un elemento mutuato dall’esterno.