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ŠIROM, A Universe That Roasts Blossoms For A Horse

A Universe That Roasts Blossoms For A Horse

Quarto album per il trio sloveno, che finalmente, dopo i tesori di I Can Be A Clay Snapper, il magnifico secondo disco del 2017 (seguito dell’esordio I del 2016) e del lavoro autoprodotto in coabitazione con Yoshio Machida di quest’anno sfuggito ai più, inizia ad essere sulla bocca di tanti. Ancora una volta una musica delicatissima, arcana ed imprendibile, un folk di 5000 anni fa (an afternoon, 5000 thousand years ago, diceva John Cage) obliquo e lirico che rapisce, allaga il respiro ed allarga il cuore. La paletta timbrica è come di consueto ricca di suoni (corde e percussioni di ogni sorta, voci senza parole, strumenti autocostruiti) che serbano proprio un che di ancestrale e al tempo stesso avant. L’architettura dei cinque pezzi è quella di sinfonie in miniatura che svelano dettagli e segreti ogni volta che li si ascolta, in un equilibrio calibratissimo tra cantabilità e ricerca che ha davvero del miracoloso. Canzoni espanse, aeree e cruciali, sussurri imponenti come nuvole o montagne, favole remote, richiami, leggende, ombre, orme. Un  suono lieve e ineluttabile come un destino al servizio di composizioni che entrano sotto la pelle, come fossero state dentro di noi da giorni che non sappiamo ricordare. Melodie di popoli realissimi e immaginari che vengono da un passato pre-alfabetico. E allora non serve citare un pezzo piuttosto che un altro o citare altri musicisti come pietra di paragone, perché la meraviglia non si racchiude in un nome: invenzioni ritmiche continue, aria di steppa, arie articolate eppure semplici e perfette come un vento a settembre, un alone di sogno, di poesia che ammanta ogni singolo istante di un disco luminoso, pieno di grazia. Itzok Koren, Ana Kravanja e Samo Kutin ci portano di nuovo per mano in un volo magico, come avrebbe detto il nostro Claudio Rocchi, per terre inesplorate ma in qualche modo familiari. La settimana prossima la band sarà in tour in Italia, non perdetevela.

IL BAMBINO CHE GIOCA

Il bambino smise di giocare
e parlò al vecchio come un amico.
Il vecchio lo udiva raccontare
come una favola la sua vita.

Gli si facevano sicure e chiare
cose che mai aveva capite.
Prima lo prese paura poi calma.
Il bambino seguitava a parlare.

(Franco Fortini)