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MARILYN MANSON, We Are Chaos

Lui è storia della musica popolare e del costume (anche storia della video-musica, per questo il clip “We Are Chaos” è due volte deprimente nella sua povertà). Certe affermazioni andrebbero dimostrate, sono d’accordo. Io, se può bastare, penso sempre a questa parte di “Bowling for Columbine” di Michael Moore.

[una trasmissione televisiva statunitense mostra una foto di bambini biondi simili a quelli de “Il villaggio dei dannati”]

Sì, i nostri bambini erano qualcosa di cui aver paura.
Si erano trasformati in piccoli mostri.

Ma di chi era la colpa?
Tutti gli esperti avevano una risposta.

[partono spezzoni dai telegiornali statunitensi]

La rabbiosa sottocultura heavy metal.
I film violenti.
“South Park”.
Videogiochi.
Televisione.
Intrattenimento.
Satana.
Cartoni animati.
Film.
Società.
Pistole giocattolo.
Droghe.

Lo shock-rocker Marilyn Manson (segue una serie di spezzoni con gente che dice sicura “Marilyn Manson”).

Gli voglio bene, per me aveva ragione Gottfried Helnwein a proclamarlo nostro Topolino, quindi mi scoccia doverne parlar male. Difficile fare undici dischi belli in carriera, difficile probabilmente fermarsi prima che sia troppo tardi. Il calciatore imbolsito vuole entrare almeno per venti minuti, il tuo ex vorrebbe contare ancora qualcosa nella tua vita, e via andare. Qui non siamo ancora messi così, per quanto già in passato ci siano state cadute rovinose (e brevi risalite impreviste), la band sia fin(i)ta e lui cerchi aiuto in giro, ad esempio, come in questo caso, chiamando a sé Shooter Jennings (uno che quest’anno ha prodotto un disco dei Mastersons! Santa Madonna!). Il risultato è semplice pop rock, tradizionale e consolatorio: abbiamo, ad esempio, un singolone con un ritornello subito memorizzabile (la title-track, di fatto un pezzo delle 4 Non Blondes), un secondo singolo (“Don’t Chase The Dead”) che secondo tutti deriva dall’amore sempre dichiarato per Bowie, poi anche un lentazzo godibile che a qualcuno magari farà dire “Coma White” perché inizia con una chitarra acustica. La voce, che dal vivo parrebbe compromessa, in studio fa il suo, per il resto pochi guizzi e zero innovazione, se mai c’è stata, perché parliamo soprattutto di un grande ri-elaboratore. È un disco che si fa ascoltare quasi per intero, per carità: anche l’apertura ringhiante “Red, Black And Blue” non è affatto male, ma l’insieme non ti lascia cicatrici.

Ripeto: non ce l’ho con lui, hanno ragione (hanno sempre ragione) quelli di Metal Skunk quando scrivono che avremmo proprio bisogno di un Marliyn Manson.

Tracklist

01. Red Black And Blue
02. We Are Chaos
03. Don’t Chase The Dead
04. Paint You With My Love
05. Half Way & One Step Forward
06. Infinite Darkness
07. Perfume
08. Keep My Head Together
09. Solve Coagula
10. Broken Needle