SERPENT OMEGA, II

Sono trascorsi ben sette anni dal debutto della band svedese (uscito nel 2013), una tempistica desueta e che in qualche modo rischiava di portarla fuori dal radar dei molti che al tempo ne avevano tessuto le lodi e si attendevano un degno successore in tempi brevi. Alla prova dei fatti, l’attesa è stata ripagata con un solido ritorno che non delude le aspettative e conferma le potenzialità e le intuizioni del gruppo.  Fra le armi vincenti dei Serpent Omega troviamo senza dubbio la voce di Urskogr che, grazie ad un graffiato incisivo, una spiccata padronanza dei cambi di tonalità e una notevole profondità, riesce a guidare tutto senza monotonia o cedimenti lungo l’intero disco. Una performance che a tratti ricorda un mix personale tra Leather Leone, Dawn Crosby dei Détente, “Tam” Simpson dei Sacrilege e persino Karyn Crisis.

Un’altra freccia per l’arco di quest’album è il suono, grosso ma definito, di forte impatto e con la giusta sporcatura per adattarsi alla voce, in grado di sottolineare la scrittura e donare spessore ai brani. Un amalgama ottenuto grazie all’opera degli studi Dark Prod e Humbucker e, infine, affidato in sede di masterizzazione alla mano di Magnus Lindberg (Cult Of Luna). In ultimo, va segnalato come sia entrato di recente in formazione il batterista Peter Stjärnvind (Entombed, Nifelheim, Merciless, Unanimated, Murder Squad, VOJD), così da chiudere il cerchio di un lavoro che non stravolge le regole del gioco ma si afferma nel panorama sludge/doom grazie ad una scrittura che riesce ad includere influenze NWOBHM e crust senza creare discontinuità o spezzare il mood delle composizioni.

In alcuni momenti sembra quasi di risentire certe melodie e umori cari ad un altro nome che abbiamo sempre seguito con particolarmente interesse, ovvero le Subrosa (senza ovviamente l’utilizzo dei violini che ne caratterizzavano in modo peculiare il tratto). Non mancano, come già detto, alcune cavalcate in cui echeggia la prima ondata epic-metal, alleggerita del neoclassicismo di certe soluzioni e appesantita da influssi crust un po’ come avveniva nei già citati Sacrilege, per offrire all’ascoltatore un disco lontano da ogni patinatura e con una componente di aggressività sempre ben presente. Alla prova dei fatti, per farla breve, i Serpent Omega si confermano una band da non prendere sottogamba e con più di una caratteristica vincente, soprattutto per gli amanti delle derive meno “classiche” della scena doom e per coloro che non disdegnano un retrogusto “marcio” nella loro dose di oscurità. Promossi.