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MAMUTHONES, From Word To Flesh

Non ci sono gloria e vita alla nuova carne nel nuovo album dei veneti Mamuthones, quanto un mondo che divora i suoi figli. Siamo a ben sette anni di distanza – e che anni… – dal precedente Fear On The Corner, sempre per Rocket Recordings ma stavolta per la precisione per la neo-serie battezzata Black Hole: se lì le paure dietro l’angolo procedevano a ritmo quasi dance, qui in From Word To Flesh il tempo è ormai già quello dei lupi e a noi non resta che ascoltare questo cerchio di fuoco alimentato a mantra primordiali, esoterici, ipnotici. È una ritualità di poche parole insistenti, che si ricollega al proprio sound originario e di riflesso a quello della Italian occult psychedelia, che arde post-punk, krautrock e folk apocalittico da uomini di vimini con l’occhio della lunga esperienza acquisita e anche con l’accettazione di rivelarsi maggiormente vulnerabili, senza più maschere, per giocare con una ragione sociale legata alla tradizione pagana sarda.

Alessio Gastaldello, che nei quasi dieci minuti di “Son Of Myself” si rifà via spoken ad “Aguirre, furore di Dio” di Herzog, racconta: ogni mattina mi sveglio e penso “Chissà cosa potrebbe succedere oggi” e quasi ogni giorno c’è qualcosa che mi sorprende, un nuovo orrore che non avrei mai immaginato. Credo che questo stato d’animo si possa ritrovare in queste nuove canzoni. Tuttavia, a volte sorprendentemente, ci sono anche rari momenti di speranza, sprazzi di luce inaspettata nell’oscurità. “Burn From Inside” appicca l’ascolto ruminando con mesta ossessione l’influsso dei Coil e “A Symmetry Of Faith” si mette in linea con i Beak>. “A Cage Full Of Sins” introietta rumorismi claustrofobici e tasti arty-jazzy, “Can’t Be Done” pulsa digitalmente per mandare in loop un’anima acustica dalla coda acid pop. “Before You Leave” – al centro della scaletta – è dark songwriting da buco nero che tutto inghiotte e genera da capo, “Carry On” è cosmic ambient decadente per trascinarsi avanti. In fondo, una rinascita.