ALBERTO NOVELLO / ROB MAZUREK, Sun Eaters
Sono incontri che sembrano improbabili, ma se solo si conoscesse un po’ nel resto d’Italia il lavoro incredibile sul territorio friulano/venetogiuliano svolto da DobiaLab di Staranzano e Hybrida di Tarcento, si capirebbe perché una figura di spicco come Rob Mazurek si sia trovata a registrare in quell’ultimo lembo d’Italia insieme ad Alberto Novello. Mangiare il sole ha spesso a che fare con l’alchimia, per questo è fin troppo facile abusare della metafora per descrivere il processo di creazione di un nuovo elemento a partire da tromba, campionatore, campane e synth modulare. La tentazione, però, è forte soprattutto all’inizio, dato che l’esperimento ha molto, molto successo con “Cosmic Debris”, un pezzo per cui anni fa avremmo tirato fuori la definizione caduta in disgrazia di “Italian Occult Psychedelia”, perché è primordiale e spirituale. Ho poi un debole per “Automation Phase 27”: i suoni di Novello si estendono a lungo, disegnando un paesaggio freddo, vuoto, alieno, attraverso il quale sembra di veder muoversi la tromba di Mazurek come se fosse l’ultimo essere vivente rimasto sul pianeta. Notevole la scena d’azione (qualcuno che scappa da qualche base spaziale che sta per esplodere?) di “A New Mycological Framework Of Narrative”. Vanno menzionate anche “Ricochet Edge Verse” e “Quiet Anomalies”, più cupe per via del tiro più sci-fi dei synth.
Un disco che dimostra, non per la prima volta, quanto sia vitale il meticciato.
P.S.: dopo anni che le faccio i complimenti per le locandine degli eventi di Hybrida, finalmente ho la possibilità di scrivere in un pezzo quanto è brava l’autrice della copertina del disco, Giulia Spanghero. Non avrei questo hobby se non pensassi che tanta arte stia e funzioni nell’underground: i suoi lavori sono un esempio chiaro di questo mio pensiero.