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LIVE SKULL, Dangerous Visions

 

Vi abbiamo già parlato del ritorno sulle scene dei Live Skull di Mark C. ai tempi di Saturday Night Massacre, sempre su Bronson Recordings, un disco in grado di riportare sulla mappa la storica band newyorkese a cavallo tra no wave e noise-rock. Oggi, la formazione ritorna con un lavoro che unisce presente e passato, sia perché sul primo lato presenta una nuova versione del classico “Debbie’s Headache” a fianco di tracce registrate nell’ultimo periodo, sia perché sull’altra facciata del vinile ci offre un viaggio all’indietro nel tempo che ha tutto fuorché il ruolo di riempitivo: troviamo, infatti, una outtake e una versione alternativa di “Tri-Power” con Thalia Zedek alla chitarra, ma soprattutto quattro registrazioni che risalgono a quando la band durante un tour europeo è stata ospite delle Peel Sessions sulla BBC.

Andiamo con ordine e partiamo dal primo lato del disco, ovverosia dai brani nuovi, in cui tra melodie ricche di riverberi e pulsare di basso i Live Skull ritraggono l’incertezza del presente attraverso una scrittura che prende spunto dalle proprie radici tra post-punk e no wave, Europa e New York. Non si può infatti tacere dei rimandi a due nomi di prima grandezza come The Cure e Sonic Youth che sembrano offrire i due poli tra cui Mark C. e soci si muovono per dar forma al loro linguaggio odierno, sinuoso e suadente quel che serve ad offrire un riparo dal presente distopico che viviamo, un po’ come il tepore fumoso e alcolico dei locali in cui si trovano a rifugiarsi a notte fonda i personaggi di qualche noir ellroyano, nient’affatto rassicurante eppure in qualche modo familiare e per questo tranquillizzante. Il lato “passato” si apre con le quattro tracce tratte dalle Peel Sessions registrate nel 1989 e ci colpiscono subito con la voce di Thalia Zedek, inconfondibile per quel timbro avvolgente che ha lasciato un segno in chiunque abbia inciampato ai tempi in Eleven : Eleven dei Come, a giudizio di chi scrive una delle gemme imprescindibili dei primi Novanta. La registrazione permette di apprezzare in tutto il suo potenziale questa line up, con le sue intuizioni e gli sprazzi di lucida follia che traspaiono dall’esecuzione live, priva di ripensamenti o limature, a ribadire come certi suoni guadagnino dalla resa live proprio per la possibilità di divagare e stravolgere, impreziosire o al contrario asciugare. Come si diceva, assolutamente non un riempitivo, visto che poter godere di questo materiale avrebbe ben giustificato anche l’acquisto di un ep esclusivo, figurarsi a poterne fruire di fianco al primo lato e ai due brani che vanno a completare l’album, la già citata alternative take di “Tri-Power” e una “Alive Again” estratta dalle sessioni di registrazioni di Dusted (1987), che ci mostra la componente libera e capace di uscire dagli steccati di genere dei Live Skull in tutta la sua forza espressiva. La scelta di realizzare un lavoro diviso tra presente e passato appariva sulla carta rischiosa per la possibilità di creare un qualcosa di non omogeneo o frammentario, al contrario Dangerous Visions si lascia apprezzare appieno proprio perché offre all’ascoltatore un viaggio attraverso l’intera storia dei Live Skull e l’opportunità di farlo da due prospettive differenti ma non contrapposte.