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LASSE MARHAUG, Context

Non mi è mai passato per la testa di seguire stabilmente Lasse Marhaug, così come i Wolf Eyes, Merzbow e altri rumoristi megaprolifici, anche se sono tutti nelle mie corde. Non è possibile ascoltare tutto. Sono sicuro di essermi perso dei capolavori, ed è facile quando le tirature sono in cinque copie su vhs o altri formati per intelligenti, d’altra parte penso che quando interviene un’etichetta un po’ più grossa come in questo caso (Smalltown Supersound) è perché il materiale ha quel qualcosina in più, e credo sia la convinzione pure dell’artista stesso, che – anziché autoprodursi o quasi – si persuade che qualcuno possa puntare due fiches su promozione e stampa di un vinile al posto suo. Ecco perché mi sono procurato Context, che è passato tra l’altro per il mastering di un altro gigante norvegese come Helge Sten.

Design sobrissimo e in qualche modo elegante. In copertina dei cocci. Sul retro di copertina quegli stessi cocci attaccati insieme col nastro adesivo per ricostruire il vaso originario e metterci delle margherite. Se devo dare la mia interpretazione, qualcuno ci sta dicendo che Lasse qui prova a tornare indietro dal rumore inintellegibile al significato (dai cocci al vaso intero), anche se diverso e imperfetto (il nastro adesivo che tiene insieme i pezzi), ma non per questo brutto. Di sicuro il disco parte da frantumi arrugginiti e deformi, taglienti e poco sicuri per le orecchie, ma non c’è assalto o violenza, né saturazione della nostra capacità uditiva, bensì organizzazione dello spazio, disegno di un paesaggio, tempo per respirare, persino silenzi, insomma c’è atmosfera, per quanto grigia e sconfortante. I furboni a Boomkat presentano l’album accennando a Vainio, ed è in parte vero se si considera ciò che lui ha fatto dopo i Pan Sonic, non fosse che Marhaug ha personalità da vendere e qui è capace di trovare suoni obliqui e sinistri che sono solo suoi, partendo da sorgenti non scontate (nella sesta traccia, ad esempio, il frammento manipolato e messo in loop di quella che sembra una chitarra acustica): Context sarebbe perfetto score per un documentario su ciò che resta delle città ucraine o su altri luoghi abbandonati dopo un disastro di qualche tipo, quando la realtà comincia ad assomigliare alla fantascienza.