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HIGH COMMAND, Eclipse Of The Dual Moons

Dopo i primi secondi dell’album in questione è difficile che l’ascoltatore non provi una sensazione simile al ricevere un sonoro schiaffo in faccia. Era senza dubbio intenzione della band dare sin da subito una buona idea di quale fosse la sua impronta. Niente intro solenni, orchestrali o campionamenti di film/serie TV e affini, Eclipse Of The Dual Moons degli statunitensi High Command, in uscita su Southern Lord, si apre con la traccia omonima e porta tutti nel “vivo” dell’azione: riff thrash metal/crossover taglienti e assoli che senza dubbio fanno pensare a influenze – rivendicate dal gruppo stesso – come Exhorder ed Obituary, ma che sono legati chiaramente anche a quel punk 82/hardcore britannico più grezzo e ruvido che sta alla base del crust. Se, infatti, la matrice principale del suono qui è il thrash anni Ottanta, è pur vero che questo poi assume connotati brutali e pesanti, trascinandoci in quella terra di confine dove il thrash, il death e l’hardcore più scuro s’incontrano (i fan degli Integrity dovrebbero apprezzare), lasciando spazio a rallentamenti in tracce più lunghe come “Imposing Hammers Of Cold Sorcery”, uno dei singoli scelti per annunciare l’arrivo dell’album e uno dei pezzi che ha abbastanza diviso il pubblico proprio a causa della sua lentezza “poco thrash”. A parer mio è interessante vedere come in questi gruppi di nuova generazione (gli High Command si sono formati nel 2016 e stiamo parlando del loro secondo lp) certe influenze riescano a convivere non solo nello stesso album ma anche negli stessi brani; esempio lampante può essere “Chamber Of Agony”, che comincia con una intro acustica molto “Metallica pre-1990” e si sviluppa con una composizione e un cantato che rimandano alla New York di Madball e Cro-Mags.

Inutile forse fare l’analisi traccia per traccia: se si è appassionati di nomi e generi sin qui riportati, si potrà apprezzare Eclipse Of The Dual Moon nella sua interezza.