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FRANZ ROSATI, NULLTELÉKHEIA

Questo disco esce per Holotone di Daniele Antezza, attivo anche col nome Inner8 e soprattutto metà dei Dadub, che sono su Stroboscopic Artefacts e per essa si occupano anche di mastering e produzione. Rosati potrebbe raggiungere persone nuove grazie a Holotone, dato che – nonostante sia una realtà ancora giovane – non ha base in Italia come le precedenti etichette che lo hanno pubblicato (o attraverso cui si è auto-pubblicato) e perché presumibilmente gli permetterà di incontrarsi con chi esce da qualche club techno e non da uno studio di registrazione più o meno casalingo.

Il sound di NULLTELÉKHEIA è incendiario come quello degli ultimi dischi di Franz (siamo all’interno di un grande insieme comprendente Pan Sonic, primi Emptyset…), ma adesso è spinto da percussioni enormi e incalzanti, che trasmettono la sensazione di essere inseguiti da qualcuno/qualcosa di terribile, e non c’è modo per scacciare quest’idea dalla testa per tutto il tempo dell’ascolto. Si tratta di una trasformazione progressiva, già ipotizzabile in passato, quando un ritmo non sempre c’era, ma in generale si capiva la voglia di avere più impatto ed essere immediati: questo non è scontato, perché stiamo parlando della stessa persona che progetta software audiovisivi come “Machine & Structure”, in grado di produrre un’animazione vettoriale, mai uguale a sé stessa, che funziona da sola. Insomma, un programmatore, in apparenza noiosissimo, che idea automi: fortunatamente sono quelli che un giorno andranno in giro per gli anni Ottanta a chiedere dove cazzo sta Sarah Connor.