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FORMALHAUT / NIMH, From The Longest Winter

Nimh e Formalhaut riescono a creare una massa di suono non pesante ma completa. “Before The Night”, infatti, titolo che apre la loro fatica comune From The Longest Winter, sembra vivere di minuscoli fiocchi che, uniti uno con l’altro, ricoprono ed ottenebrano corpi ed orecchie. Pura neve sonora, a riportarci a qualche mese fa ed a longitudini più rigide. Materia che può cambiare, diventare più pesante e che, a dispetto dei suoni, talvolta aerei ed eterei dei musicisti, poggia sul suolo: “Soil And Mud” sembra un grandangolo che dalle altezze riesce a calare fino alle profondità, raccogliendo le pulsazioni sonore di un immenso essere vivente come il nostro pianeta. Avanzando arriviamo a delle suggestioni che oserei quasi definire simonettiane, con una “Under A Cutting Wind” che potrebbe essere uscita a dei Goblin barricati in una capanna alpina. Ma c’è molto altro sotto la neve, lievi arie meditative come se l’Himalaya fosse a due passi, un sentore di pericolo imminente, dietro la schiena, brividi che è difficile ascrivere senza dubbio al freddo o alla paura. Recentemente, molta della musica che amo è in qualche modo legata al freddo, al viaggio, alle reazioni che in qualche modo corpo e mente possono avere se messe alla prova da temperatura, fatica, ambiente. Musica che in qualche modo ci trapassa, non fungendo da “colonna sonora”, non sottolineando degli sforzi, ma trascendendo ed inglobando spettri più ampi di realtà. Di sicuro From The Longest Winter è una di queste musiche, sorbetti da tenere oculatamente al proprio fianco tutto l’anno.