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EXTREMA RATIO, A Dangerous Method

“Nothing is true, everything is permitted; everything is permitted because nothing is true”. Ḥasan-i Ṣabbāḥ, leader dell’Ordine degli Assassini, setta attiva nel Vicino Oriente tra XI e XIII secolo, ripreso dalla voce sorniona e familiare di zio Billy Burroughs nel pezzo di apertura, “Naked Convulsions”, mette subito le cose in chiaro: strappi, rimbrotti, polvere, forme anarchiche a cercare vita in un deserto apocalittico, la bellezza che cresce cocciuta nella ruggine. Il sax baritono di Alessandro Cartolari (Anatrofobia, Masche) tenta una via in mezzo ai detriti (l’elettronica di Voldjau Kathportha e la batteria frammentata e libera di Diego Rosso, pure lui già ascoltato con Masche); ad aggiungere quanti di rabbia hardcore la voce di .xlaidox., come se i Converge fossero improvvisamente andati in fissa con il free più ruvido ed elettrico o con l’industrial più libero e spappolato. Da qualsiasi punto osserviamo questi sei affilati prototipi di catastrofe, queste versioni audio acide, europee ed incattivite di “Tetsuo The Iron Man”, la sensazione è quella, benvenuta, di una band che se ne fotte di qualsiasi galateo e di ogni steccato, per cui frulla e devasta senza alcuna inutile posa, perplessità o timori reverenziali (di nuovo: “Nothing is true, everything is permitted; everything is permitted because nothing is true”), urgenza punk (l’attacco da Bad Brains in ultra anfetamina o da Cripple Bastards sepolti nella neve improdigitale di “Indifference”), strutture libere, corpi di brani sbranati da jene feroci, da predatori alla fine della catena acustica, cattivi, ispidi, ipnotici e devastanti per potenza, nitore, rabbia compressa ed esplosa. I bagliori zen di “Asthenic Rite”, con Luca Benedetto dei Satoyama alla tromba e la voce di Fritz Welch dei Peeesseye per uno spoken allucinato, come un Amiri Baraka pallido e post-atomico; poi piani sequenza inclinati, cieli a sputare fuliggine, abissi, vertigini, precipitare lentamente, seguendo traiettorie inesorabili e precise, dentro pozzi elettroacustici, per poi risalire fino all’iperuranio. Tutti i pezzi nascono da libere improvvisazione su una tonalità o su un riff, su cui fioriscono le declamazioni di .xlx., abile nel dare alla propria voce mille vesti con un sapiente, creativo uso degli effetti, tra satori e furore. Immaginatevi dei Cop Shoot Cop in combutta con un gruppo Esp degli albori (Revolution), qualche blackmetallaro meno disperato e didascalico del solito in fissa con Ayler, i caleidoscopi marciti in soffitte malsane dei This Heat presi in prestito da un gruppo di monelli screamo. L’uso delle voci registrate regala all’insieme un ottimo effetto da audioblob travolgente, urgente, attuale (testi di Pasolini, oppure ispirati a Gramsci, la direzione è chiara). “Theorem” riprende il tema di “Canon” di Mingus per poi marcire altrove, tra interferenze, discariche, scariche elettriche, sincopi, nevrosi giapponesi. Un suono cattivo, primitivo, ispido, come un vulcano in perenne evoluzione, un cut-up di mille istanze in precario equilibrio tra ancestrale e digitale. Abbiamo ancora e sempre bisogno di musiche non allineate, di un modo altro di dire le cose, senza artifici, senza retorica. Il quartetto Extrema Ratio esplora, nomen omen, la maniera ultima, il piano estremo e sono lame splendenti e pulsanti ferite a colare sangue denso e prezioso, in quest’epoca cinica, anemica, disastrata. Un metodo pericoloso: uno tra i più consigliati per tenere vivo il fuoco di quello che una volta chiamavamo underground e che, cocciuto, nonostante tutto, continua imperterrito a mandare luminosi segnali di esistenza e (perdonate la retorica) resistenza. Pubblica la storica ADN, e dovremo tornare presto da queste parti con un’intervista.

Dalla cartella stampa

EXTREMA RATIO non è ortodosso, è eterogeneo e dissidente, non si dispiega per codici ammansiti ma per collisioni e frizioni, attrazioni e repulsioni, lacerazioni e suture in un’inesausta sfida verso l’impossibile.
Rifiuta la rappresentazione di oggetti intendendo esprimere concetti tra presagi d’abisso, tensione d’assoluto e aspirazione all’altrove, alimenta il fascino obliquo dell’ibrido, dell’inclassificabile dove lo stile, in un mosaico di coaguli, fa di lui un parametro e non un epigono.
Indifferente ad un canone, né demolisce le restrizioni per progettare un’arena di immediatezza e di simultaneità, contemplazione ed azione, spiazzamento e sabotaggio dove turbini magmatici e prefigurazioni spasmodiche avvampano nell’inesauribile ciclica mutazione da strumento euristico a macchina d’assalto.

EXTREMA RATIO forsennando il soggettile non sarà plagio ma rivoluzione, sarà convulsivo o non sarà!

.xlaidox.: per oltre 25 anni cantante hardcore new school con .right in sight. con cui ha inciso tre dischi, due 7” e partecipato a numerose compilation oltre ad aver suonato in Italia ed Europa; nella formazione dell’ultimo disco, In Disparte (Vacation House 2001), degli Indigesti; guest per Affranti e Midori. Collaboratore artistico/grafico di Vacation House Records e Blu Bus dischi. Prima editore di fanzine poi firma per le riviste musicali Dynamo!, Blast e Rumore. Numerosi tour in Europa e Italia con Kina. Appassionato promoter locale.

Alessandro Cartolari: sassofonista dedito alla commistione tra musica improvvisata, free jazz e il rock nelle sue diverse forme, ha fatto parte del gruppo Anatrofobia tra il 1992 e il 2018, con cui ha inciso sei dischi e suonato in Italia ed Europa. Ha collaborato con diversi musicisti tra cui Stefano Giust (Margine), Stefano Pastor, Alessio Pisani, Gianni Mimmo, Roberto Sassi. Sassofonista di Masche, con cui ha inciso il disco “Kalvingrad” nel 2018, collabora anche con la noise band Turin Horse.

Valdjau Katportha: attivo nella scena punk/hc torinese dal 1995 attraverso collaborazioni con fanzine, distribuzioni e autoproduzioni. Folgorato dal lato selvaggio dei suoni elettronici, nel 2002 dà vita al progetto di “techno cerebrale” LOMBAS-X con cui autoproduce due cassette in edizione limitata (Post Office, 2002, e Sampler Party, 2003) e partecipa alla compilation “ElettroSound Farm” (2004) con l’alias SOLO. Da anni di esplorazioni delle profondità più oscure del suono, nel 2015 nasce VKP, entità che fornisce supporto sonoro a Origod (2018), right in sight. (2016), Endorfine (2017).

Diego Rosso: percussionista allievo di Massimo Barbiero, ha suonato nel trio Ex-p incidendo con loro due dischi per la fratto9 under the sky records: Ancora Saigon del 2006 e Carpaccio Esistenziale del 2008. Batterista anche di Masche (Kalvingrad 2018 ADN – Wallace Records).

Tracklist

01. .naked convulsions. | text: cut-up from William S. Burroughs “Naked lunch”
02. .lust of death.
03. .theorem. | text: Pier Paolo Pasolini
04. .i 8 indifference. | text: inspired by Antonio Gramsci
05. .asthenic rite. | guests: Fritz Welch on vocals, Luca Benedetto on trumpet
06. .revolution. | text: Mao Tse-tung

Registrato: 30/11/2019 e 01/12/2019 da Dano Battocchio
Mixato: giugno/luglio 2020 da Dano Battocchio
Master: James Plotkin
Tutte le musiche: EXTREMA RATIO, “theorem” liberamente ispirata a “Canon” di Charles
Mingus.
Testi: dove non diversamente segnato, .xlx.