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bdrmm, Microtonic

Non forse brandizzato (ancora) come il post-punk, ma è indubbio che anche lo shoegaze sia uno dei sentieri più battuti dalle band di ultima o recente generazione. I bdrmm hanno il merito di avere plasmato nel tempo un proprio sound, contribuendo – se non all’impossibile rinnovamento – perlomeno a un’intrigante ibridazione attuale dei riferimenti primari, dai soliti My Bloody Valentine e Slowdive in giù. Un po’ come fatto allora in ambito post-punk dai più che promettenti Chalk, con il loro ricorso alla techno, i fratelli Smith, Ryan e Jordan, riorganizzatisi dopo alcuni cambi di formazione, spingono con maggiore decisione lo shoegaze sul versante elettronico. C’è chi lo shoegaze lo irrobustisce, pensiamo ai muri di suono heavy degli italiani Mondaze, e chi lo rende dunque processato e sfuggente.

Dal bianco e nero del quasi omonimo esordio Bedroom del 2020, legato al post-guitar rock ma già capace di aperture sperimentali, ai colori di I Don’t Know del 2023, che si tuffava appunto in scenari synthetici, adesso il gelido spettro cromatico è inquadrato e (ri)elaborato con più consapevolezza. Mictrotonic è il terzo passo in lungo della band di Hull, il secondo per la Rock Action dei Mogwai, prodotto sempre da Alex Grevaes, e occhieggia in tante direzioni senza perdere la bussola. Guarda parecchio ai Radiohead post-Kid A, al Thom Yorke da solista e a quel Daniel Avery per il quale il quartetto ha fatto da supporto in tour (la cruciale “John On The Ceiling”), dopodiché al pop degli anni Ottanta (“Infinity Peaking”), allo spoken word più atmosferico (“Snares”), all’ambient con chitarre distopiche (la title-track strumentale, a evocare visioni di Black Mirror e letture di Kafka) e alla wave robotica/nebbiosa (“Clarkycat”), ricorrendo ad archi in sognante lontananza (“Set In The Heat”) e a beat di scuola Warp (“Lake Disappointment”) o direttamente da pista underground (“The Noose”). Non è tanto coraggio, un parolone, quanto il sano desiderio di progredire, di non fermarsi al dato certo e prestabilito. Ci sono persino degli ospiti: Syd Minsky-Sargeant dei Working Men’s Club e Olivesque dei Nightbus, utili più che altro ad ampliare ulteriormente il raggio d’azione. Dalla cameretta, mai stata abbastanza, al mondo là fuori.