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AIRLINES OF TERROR, Requiem For Wings And Propellers

Fermi dal 2015, quando hanno pubblicato il full length Terror From The Air, i romani Airlines Of Terror tornano sulle scene con un’uscita piccola ma densa di contenuti: l’ep Requiem For Wings And Propellers è una boccata d’aria per chi ha nostalgia di questi ragazzi e per chiunque apprezza sonorità estreme.

Nel caso qualcuno non lo ricordasse, la band è nata nel 2006 dalla mente di Demian Cristiani: dedita alla sperimentazione noise/grind, ha consolidato la propria formazione nel 2010, lo stesso in cui ha pubblicato il debutto Bloodline Express, che riascolto ancora oggi molto volentieri.

Questo nuovo ep, la cui promozione è stata pressoché nulla, contiene quattro tracce per un totale di circa tredici minuti di musica. Troppo poco? Forse, ma come dicevo è un’esperienza intensa, che mostra un’evidente crescita rispetto ai lavori precedenti: sia se paragonato a Bloodline Express, sia in confronto al già citato Terror From The Air, Requiem For Wings And Propellers rappresenta infatti un’evoluzione a livello compositivo e nell’approccio in generale. C’è un buon equilibrio tra una certa raffinatezza del riffing, ritmiche intricate ma non ridondanti (alla batteria c’è Giuseppe Orlando di Inno, Foreshadowing e una volta Novembre, un vero e proprio fiore all’occhiello) e una sempre gradita tendenza a dare un sapore estremo al tutto, con interessanti virate thrash che ricordano persino i Megadeth degli esordi. Il frontman non si smentisce, con la sua attitudine tanto estrema quanto scanzonata: chi l’ha detto che per fare dell’ottimo metal estremo sia obbligatorio prendersi troppo sul serio? La qualità parla da sé, e non serve altro. Quest’ep fa lo stesso effetto di quegli ottimi antipasti che stimolano l’appetito, piuttosto che dare un senso di sazietà. Ci si chiede legittimamente tra quanto tempo avremo il privilegio di poter ascoltare un full length targato “Airlines Of Terror”, ma nel frattempo è un bene che ci siano queste quattro tracce a placare la nostra fame. È utile segnalare la presenza di Alfonso Corace come secondo chitarrista, mentre le linee di basso sono registrate da Marco Mastrobuono.

L’insieme è diretto ma carico di spunti complessi, dove brutalità ed eleganza sanno convivere, esaltandosi a vicenda, in un rapporto di complementarietà che funziona. Di Requiem For Wings And Propellers, la terza traccia, “5000 Flamethrowers”, è quella che mi ha maggiormente colpito anche grazie alla sua varietà interna: ci sono anche un bell’assolo, degno dei migliori Carcass, e un ritornello accattivante, e persino un outro malinconico.

Spero sul serio che l’uscita di un album sia ragionevolmente vicina nel tempo: se questo quarto d’ora scarso di squisita brutalità ci ha ricordato quanto siano fighi questi ragazzi, è altresì opportuno che i suddetti si diano da fare per dare un seguito a questo breve capitolo nel minor tempo possibile.