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AA.VV., Tutto A Posto Niente In Ordine

Titolo da frasario matusa, copertina che da sola vale il prezzo del disco, questa raccolta ad opera della sempre meritevole Nashazphone cerca di mettere su vinile quello che è un po’ lo stato dell’arte in Italia per quanto riguarda la sperimentazione elettroacustica e la musica concreta, focalizzandosi in particolar modo sull’uso dei nastri. A prendere le mosse è Valerio Tricoli: la sua seduta spiritica questa volta è più movimentata del solito, i fantasmi che risiedono nelle sue macchine sembrano parecchio agitati, le voci questa volta – anziché dal passato – potrebbero provenire da un futuro fuori controllo. Quindi è la volta del pulsare stanco di Mercury Hall, uno dei moniker dietro cui si cela Matteo Castro di Second Sleep (già Kam Hassah e in Lettera 22 e Primorje): siamo in uno dei sestieri veneziani e Matteo ne rende magistralmente l’atmosfera, un brulicare di sottofondo, denso ma lontano, movimenti bradicardici e afrore sonoro, un respiro affannato che finisce per spegnersi indolore. Ezio Piermattei è un fra gli autori più originali del lotto (file under: pazzissimo), nei suoi pezzi trovano spazio scampoli di storie che non lascerebbero traccia altrimenti: un organo vagamente inquietante fa da tappeto a singolari fonemi, quindi un vociare che diventa un mercanteggiare, il gioco di parole “un euro/neuro”, forse una paronomasia dietro cui si cela la minaccia dell’impazzimento capitalistico. Sul secondo lato SEC_ fa sfoggio di una forza incredibile in un brano dalle movenze pseudotechno, fra le cose più incisive mai sfornate dal nastrista napoletano; gli fa da contrappeso una monolitica ma tenue “Gechi e Fontane” di Giovanni Lami, tutta un fluire stanco (ma nient’affatto stancante) che sembra restituire con efficacia pittorica la quiete di un antico giardino andato in malora. Nel brano di Giulio Nocera, invece, tutto sembra sfocato, confuso ma familiare, quasi confortante: una specie di poetica del vago e dell’indefinito applicata alla manipolazione sonora. Chiude kNN con un brano di metamusica: qui Renato Grieco cerca di andare oltre l’opera e diventa una sorta di Lucio Fontana che inscena la crisi dell’atto creativo stesso. Mettiamo subito da parte la Venere influencer del Botticelli e sostituiamola con Moana, la colonna sonora c’è e allora sì Open to Meraviglia!