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THE DETROIT ESCALATOR COMPANY, Soundtrack [313]

Uscita a febbraio, la ristampa dello storico album d’esordio del progetto Detroit Escalator Company riaccende i riflettori su un artista certo minore, ma tra i più peculiari della seconda generazione techno di quella città. Dietro il particolare alias si nasconde, infatti, Neil Ollivierra, già manager per l’etichetta Transmat e tecnico del suono nel tempio dance Music Institute. A distanza di ormai trent’anni da quell’importantissimo momento storico, il nome di Ollivierra risulterà probabilmente ancora sconosciuto ai più: anche per questo motivo, appare più meritoria la scelta della label svizzera Musique Pour La Danse di includere Soundtrack [313] nel proprio ricco e sfaccettato catalogo.

Le otto tracce del disco (arricchito anche da ben sei inediti nella versione cd e digitale) si differenziano da buona parte delle coeve produzioni techno provenienti da Detroit per avvicinarsi invece maggiormente a quanto fatto, soprattutto in Gran Bretagna, dalla Warp. Per quanto, inevitabilmente, lasci assaporare quella tipica tensione futuristica, il disco rifugge le prevalenti e trascinanti ritmiche massicce di tanti colleghi in favore di un approfondimento, colto e notturno, del panorama urbano della Motor City. Come tanti commentatori, all’epoca e ancora oggi, hanno notato, Soundtrack [313] risulta dunque un viaggio tra le strade buie della città statunitense: all’attento studio delle potenzialità di sintetizzatori e drum-machine, Ollivierra unisce una sensibilità kosmische derivata dalla passione per i lavori di Tangerine Dream e Manuel Göttsching. Al posto dello spazio siderale, le strade di Detroit, osservate alla pallida luce della luna mentre i suoi abitanti riposano (o ballano forsennati in qualche capannone industriale adibito a discoteca).

La traversata cittadina si apre con i brani forse più canonici, “Gratiot” e “Abstract Forward Movement” (quest’ultima assai vicina al Carl Craig più meditativo), mentre con la lunga “Force” si entra nei territori di un ambient psichedelico e spesso riverberato, che suona tutt’oggi incredibilmente attuale e fascinoso. “The Inverted Man (Falling)” riprende l’ambient elettronica color pastello di Anthony Manning (guarda caso, ristampato pure lui da Musique Pour La Danse), ma placide tinte new age contaminano anche una “Tai Chi and Traffic Light”, che inizialmente pare invece muovere dal synth-pop più funky. Ancor più variegata risulta la successiva “Gathering Memory”, con il suo susseguirsi di sostenuti ritmi black, suggestivi panorami ambient e fuggevoli incursioni nelle profondità di un suono più bass.

“Delta” e “Shifting Gears” chiudono la scaletta originale di un album che, ancora oggi, è perfetto commento sonoro per insonni notti metropolitane e che, grazie anche all’aggiunta di una manciata di tracce inedite (che esplorano coordinate più tribali e mistiche) e a un mastering assolutamente rispettoso ed efficace, finalmente riceve il giusto tributo che merita.