Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

ZONG, Astral Lore

Astral Lore è il secondo album degli australiani Zong, power trio dedito a composizioni interamente strumentali che mi ha stupito molto in positivo. Pur essendo un amante del genere, l’idea di ritrovarmi di fronte all’ennesimo “gruppo clone” degli Electric Wizard (basandomi erroneamente sulla durata dei singoli brani) mi intimoriva. Mi aspettavo una riproposizione dei soliti riff sentiti all’infinito e all’infinito ripetuti, per episodi in media di dieci minuti, che invece avrebbero potuto durare la metà. Così non è stato: quattro tracce che vanno da un minimo di 8 minuti a un massimo di 14 e che formano una specie di unico brano stoner psichedelico strumentale dalle varie sfumature.

“The Serpent” è il primo pezzo e il più lungo: lo potremmo considerare un prologo, nel senso che contiene tutti gli elementi compositivi che ritroveremo poi nel corso di tutto il disco. L’apertura mette subito in chiaro con chi hanno debiti gli Zong: prima di proseguire sulla linea di un proto-stoner con accenni chitarristici orientaleggianti, “The Serpent” inizia con un riff e degli effetti atmosferici che non possono non ricordare il primo dei Black Sabbath, che torneranno più volte durante l’ascolto (da segnalare l’intermezzo di “Encounters On The Astral Planet”) per fondersi con momenti più “space” e distorti, per la felicità dei fan di Sleep ed Earthless. Numerosi poi i frangenti di psichedelia ai limiti dello sperimentale, che lasciano trasparire l’influenza della Germania anni Settanta di Cosmic Jokers e Guru Guru, fino a vere e proprie parentesi shoegaze di riverberi e delay, ferme restando ritmiche più ossessive ed “heavy”. A questo proposito è da segnalare “Spheres Of Nebula”, il secondo brano che – anche con qualcosa più tendente al desert – ricorda tra gli altri i “viaggi” composti dagli Yawning Man. Tali sonorità pervadono tutte le quattro tracce dell’album, che si chiude con la pesantissima “Primordial Void”: ritmica e chitarre qui richiamano, come si diceva, gli Electric Wizard e chiudono nella maniera più “stoner” possibile un disco variegato che regala un viaggio musicale e mentale a cui dare almeno una chance.