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LORENZO ABATTOIR, Mess (AktIV) [+ full album stream]

Ricordavamo Lorenzo Abattoir nei  Mare Di Dirac insieme a Poseitrone, ma ha messo le mani anche in Wuornos Aileen e Psicopompo. Così, alla richiesta di una première per il suo nuovo album, che verrà pubblicato il 31 maggio da Nub Project Space insieme a Planam, sottoetichetta dedicata alla produzione su vinile di Alga Marghen, non abbiamo detto no.

“Homo Homini Lupus”, diceva Plauto ben più di duemila anni fa, ma qui siamo ben oltre: pare di ripercorrere quanto espresso dai casi più noti di licantropia, da Michel Vurden a Gilles Garnier, da Peter Stubbe A Jean Granier. Qui siamo direttamente al mattatoio, luogo forse desueto per la presentazione di un nuovo disco, ma di sicuro effetto.

Il lavoro di Lorenzo Abattoir, ormai da un paio di album a questa parte, sta andando verso la liberazione della propria bestia interiore. Condivide coi Bad Bare Black Bones una visione “licantropica”, anche se qui non c’è percorso di immedesimazione di catarsi, perché sembra di assistere direttamente al momento della caccia, quando a uscire sono sensazioni più basilari come ansia e paura. Non è musica questa, ma l’amplificazione del rumore che un corpo imprigionato fa sbattendo su delle pareti di protezione, i suoni dei respiri e dei colpi, prima dell’inevitabile finale drammatico. Sedazione, autofagia, abbattimento, molti sono gli scenari verso i quali può correre la bestia, nessuno dei quali prevede una risoluzione soddisfacente. Lorenzo non può che assecondare questo gioco al massacro con minimi e minuziosi interventi, particole di frequenze, sfregamenti ad arrotondare il rombo interiore di un ruggito che non riesce ad esplodere ma sobbolle letteralmente nello stomaco. È un lavoro senz’altro viscerale, ma anche “interpretativo” in maniera inquietante, nel quale si sente fortemente lo strazio della maschera e dell’immedesimazione. Forse solo il refolo di vento ed il rumore di una porta che si apre su “8mess_”, l’ultima traccia, potrebbero dare inizialmente l’idea di un flebile squarcio di luce alla fine del tormento, ma è più presumibile pensare che si stia soltanto avvicinando l’ora del pasto, o di altre necessità da espletare.

Musica? Immaginazione? Impersonificazione? Non sappiamo dove andrà a finire Lorenzo Abattoir, ma di sicuro, visto il crinale che la sua discografia sta prendendo dopo Disincarnazione, Second Act, Third Act e questo quarto, ci sarà poco da stare sereni.