Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

JUNGBLUTH, Lovecult

JUNGBLUTH, Lovecult

Il culto dell’amore di cui ci parlano i tedeschi Jungbluth, nome ormai noto a chi ci legge, non ha – come si potrebbe esser indotti a credere – un connotato positivo, è piuttosto un sostituto della religione, una sorta di mito imposto in cui l’individuo viene spinto alla ricerca compulsiva del partner perfetto e a prevalere sui potenziali pretendenti, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista del miglioramento fisico, dell’esasperato anelare a una totale accettazione sociale, nonché dei risvolti commerciali e legati alla creazione di nuovi mercati basati su necessità pre-costruite. Un concept che porta il terzetto a creare un disco meno immediato e più complesso dell’osannato Part Ache, per certi versi anche più organico e coeso, ma non per questo meno riuscito. Semplicemente, mancano qui quegli anthem che si appiccicavano immediatamente addosso e diventavano dei classici da cantare con l’indice alzato al cielo già dopo pochi ascolti (“Wakefields”, “Looks Like Freedom”, “These Rare Moments”…), perché fanno spazio a brani in cui sono le linee melodiche e la costruzione dei crescendo a dettare il tempo e ad avere una sorta di effetto catartico. Ciò detto, per il resto gli Jungbluth rimangono formazione dalla spiccata personalità e dal linguaggio immediatamente riconoscibile, forti della miscela tra hardcore e noise, groove e feedback in libertà, stacchi da manuale e schegge di rumore tagliente, sempre accompagnati dalla scelta di cantare in tedesco e di relegare l’inglese a piccoli sprazzi di testo, frammenti condivisi con chi la loro lingua madre mastica poco o nulla. Al solito, l’attenzione va ai dettagli, alle vere e proprie chicche come la melodia dissonante che squarcia all’improvviso “Lokalkolorit”, così intensa da colpire direttamente al cuore pur nella sua semplicità disarmante. Qualcuno li troverà meno irresistibili, altri apprezzeranno la maturazione e la corposità di Lovecult, ben pochi potranno dire che sono l’ennesimo gruppo privo di un proprio percorso o di una propria ragion d’essere ben definita. Fosse solo per questo, noi continuiamo ad adorarli.