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JO DAVID MEYER LYSNE, Henger I Luften

JO DAVID MEYER LYSNE, Henger I Luften

Chi segue con devozione il suono del nord – come titola il bel libro di Luca Vitali sulla scena jazz norvegese – probabilmente avrà già sentito parlare di Jo David Meyer Lysne: non fosse altro perché, prima di questo Henger I Luften, il giovane chitarrista e compositore (classe 1994) aveva già inciso un album insieme a Mats Eilertsen, contrabbassista jazz d’eccezione e autore di pregevoli lavori, tra cui il recente And Then Comes The Night, appena uscito su ECM.

Questa volta Meyer Lysne atterra sulla sempre ottima Hubro in testa a un sestetto (sono della partita chitarre, sax, synth, viola e violoncello, contrabbasso, vibrafono e grancassa) che a ben vedere esercita dinamiche paritarie, sebbene tutti i pezzi abbiano una natura compositiva (ad eccezione di “Uten Feste”, un’improvvisazione collettiva in odore di spettralismo romitelliano). Le incisioni sono poi finite nelle mani di Jo Berger Myhre. Nome già noto agli affezionati di casa Hubro, il contrabbassista del trio Splashgirl ha curato missaggio, produzione e firmato il tutto tramite accurati interventi elettronici. Merito suo se, ad esempio, le chitarre di Meyer Lysne – un’acustica e una dodici corde preparata – suonano straordinariamente fedeli, talmente limpide che pare quasi di ascoltarle in prima persona, dal vivo.

Il disco inizia con un crescendo percussivo, ipnotico e verticale, imbastito su una sola nota ripetuta tra cinguettii e il violoncello che dipinge immagini floreali, primaverili, e che sembra uscito da Bris, lo splendido album del violinista Nils Økland (pubblicato nel 2004 da Rune Grammofon). Subito si schiude una realtà parallela in cui c’è davvero di tutto: free folk, musica da camera, elettronica, sound design e un’atmosfera generale degna di un (futuro) classico ECM, ma senza pose nordiche né formalità di sorta. Brani come “Saktere Dager” richiamano quel tipo di camerismo astratto, falsamente aleatorio e in punta di sussurro che su queste pagine abbiamo approfondito grazie al Bestiario di Francesco Massaro. Qui e altrove è la chitarra a pizzicare su un manto di volontà inespresse o, meglio, trattenute sulla soglia; oppure, come in “Oslo”, a stendere arpeggi emozionanti su volute di archi che si incrociano a mezz’aria.

L’intesa tra gli strumenti è un affare delicato in dischi come questo: però esiste e dà vita ad attimi fuggenti di rara e fragile bellezza. Del resto, l’intero Henger I Luften dura meno di mezz’ora; ma se di promessa si tratta, è una promessa che Jo David Meyer Lysne è già riuscito a mantenere.

Tracklist

A1. Svalene På Årnes Brygge
A2. Henger I Luften
A3. Uten Feste
B1. Oslo
B2. – –
B3. Saktere Dager
B4. Noen Andre Venter På
B5. Februar