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DAVE PHILLIPS, Burn

DAVE PHILLIPS, Burn

Stavate mica pensando che dopo Homo Animalis e Medusa ci saremmo fermati? Male, vi sbagliavate. Ecco quindi una delle ultime incandescenti uscite dello svizzero Dave Phillips, titolo manco a farlo apposta è Burn. L’impressione che ho avuto è quella di un qualcosa composto di fretta, giusto per onorare l’impegno preso, ma anche fosse vero, le tracce – due, per un totale di circa venti minuti – sono state realizzate con estrema cura e raffinatezza. Dalla scelta dei titoli si percepisce che i brani sono differenti tra loro, sia nell’ossatura, sia nei suoni. Il lato A va ascoltato come al solito a palla. È capace di tagliare a fettine sottili anche il diamante, ma solo quello sinterizzato. È come osservare dei demoni rinchiusi dentro una teca di purissimo cristallo trasparente, che cercano di sfuggire alle fastidiose onde d’urto causate dalle esplosioni di piccole dosi di polvere da sparo. Il lato B (“Walk Out”), invece, è più riflessivo, più tranquillo, più etereo. Saranno forse quelle note di pianoforte leggere e sfocate, o forse l’uso delle campane registrate nel 2006 all’ Hiroshima Peace Park, o forse l’atmosfera da tempesta in arrivo, o forse quel ventoso che mai spaventa, ma no, forse la pioggia orizzontale, forse…

L’audiocassetta viene pubblicata in 60 copie numerate per la berlinese Aaltra – gestita dal drone-noiser italiano Mauro Diciocia alias Torba – all’interno di un gustosissimo sacchettino color nero pece, contenente un breve articolo del giornalista indipendente svizzero Benedikt Loderer e una spilletta. Uscita – già esaurita dopo pochi giorni – dedicata al compianto artista sperimentale polacco Zbigniew Karkowski, scomparso nel dicembre 2013.