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THE DEVILS, Let The World Burn Down

Da Napoli, via Ken Russell, Erika Switchblade e Gianni Blacula ritornano con un quarto album, sempre registrato con Alain Johannes, che si limita a lucidare la pelle e le cromature della coppia. Già, perche non serve altro: l’immaginario, smessi gli abiti talari, è quello rock’n’roll che ormai è stato mandato a memoria da settanta e più anni. Il suono è perfetto, Puoi lanciare un sasso verso il disco e colpire un riferimento, ma non è una citazione bensì una famiglia, che dai ’68 Comebacks arriva fino ai Gories, dai Ray Daytona & the Googoobombos agli Oblivians, dai Monsters ai Queens Of The Stone Age. Ognuno con un approccio autonomo, ognuno con il suo gonfiore e una pesantezza differente sul gas ma non prendiamoci in giro, ditemi se “Killer’s Kiss” non potrebbe essere speidta in orbita e se “Mr Hor Stuff” non si sposerebbe all’ugola di Beat Beat Man Zeller. Dalla loro i Devils hanno una precisione ed una furia perfettamente oliata, non una sbavatura né un’esagerazione, una voce, quella di Erika, che è miele e peperoncino, whisky e limoncello. A tratti, quando la scaletta sembra essere troppo dritta e pare manchino i sussulti, rallentano il ritmo, accendono la legittima sigaretta e mettono in mezzo una torch song come “Til Life Do Us Part”, che pare esser l’ennesima tappa della storia “noi contro il mondo” e che, come ogni archetipo, convince quando a incarnarlo sono artisti dediti e sinceri. Poi “Roar”, dove picchiano e pestano con la giusta rabbia, facendo terra bruciata tutto intorno. Preso il ritmo si dimostrano inarrestabili, fra ritmi più o meno stabili nel loro canovaccio ma in grado di raggiungere il giusto tasso di intensità. A mio parere quel che avrebbe giovato a questo disco sarebbe stata una produzione un filo meno tronfia, a mettere in mostra più i chiaroscuri che i muscoli. Sarà per la prossima volta, per ora ci teniamo stretto quello che è “solo” un buon album di rock’n’roll e una coppia che ancora per molto tempo saprà far passare il giusto verbo.