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STARKWEATHER / CONCEALMENT, Split

Non stupisce ritrovare i veterani Starkweather all’opera su Translation Loss, che aveva già curato la loro raccolta Crossbearer/Into The Wire: l’approccio eretico e mutante dei primi si sposa perfettamente con quello della seconda, che negli anni ha sostenuto nomi come Gnaw, Rosetta, Mouth Of The Architect, Generation Of Vipers, Lesbian, Year Of No Light e così via, in un affresco corale che raccoglie alcune delle uscite più interessanti dell’ultimo decennio. Anche questa volta, come già accaduto nel 2010 con gli Overmars, la band decide di affidare il proprio ritorno discografico a uno split.

Il brano degli Starkweather è un monolite che prende di sorpresa e colpisce per i quasi trenta minuti di lunghezza, per l’appeal progressive di alcune sue parti e per l’incredibile prova vocale di Rennie Resmini, in grado di cambiare tono e impostazione lungo tutto l’arco della traccia come solo un cantante alla sua altezza può permettersi di fare a ben venticinque anni dal debutto Crossbearer. “Divided By Zero” mostra tutte le sfaccettature di una formazione che negli anni ha saputo anticipare la collisione tra hardcore e metal, ma anche l’attrazione per certi suoni di confine e persino per la scena ambient ed elettronica, tanto da servirsi dell’apporto di  Oktopus (Alap Momin dei Dälek) sull’album This Sheltering Night. Oggi Momin torna come ingegnere del suono e la sua mano si percepisce chiaramente nell’enorme spinta dei bassi che ha voluto mantenere – come riferito dallo stesso Resmini – nel mix finale, a donare un mood particolare al nuovo mostro targato Starkweather, mai così tesi a superare i propri stessi limiti mentali e a scardinare barriere sonore.

Affini nella voglia di spingersi oltre gli steccati di genere ma completamente differenti nell’approccio i Concealment, qui impegnati a far collidere la furia del metal con gli elementi atonali che da sempre delineano il linguaggio prescelto da loro. In qualche modo Liminality appare più legata alla scena progressive death-metal, ma solo nel suo utilizzarla come base per partire alla scoperta di nuove contaminazioni possibili e, soprattutto, senza mai perdere di vista la necessità di comunicare con l’ascoltatore e disegnare con gli strumenti veri e propri arazzi dai colori sanguigni. Proprio questo aspetto fa dei Concealment una chiara risposta a chi si chiude in una ricerca sonora fine a sé stessa e focalizza la propria musica nella sterile dimostrazione delle proprie doti tecniche. Per fortuna dell’ascoltatore, questo split non si tramuta in una gara di abilità, piuttosto catapulta in un universo sonoro tanto affascinante quanto morboso nelle atmosfere che permeano entrambe le sue facce, specchio fedele di quanto lasciato intuire dal ficcante artwork. Otto anni di attesa non sono pochi, eppure ogni volta gli Starkweather sanno come farsi perdonare.