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PRIMITIVE MAN, Scorn

Scorn

Nei Primitive Man sono confluiti membri attuali e passati di Clinging To The Trees Of A Forest Fire, Reproacher e Death Of Self per dare vita a un patto scellerato nel nome del doom più oltranzista e ostile che sia dato di immaginare. Colate di suono caustico e denso di livore si riversano su chi ascolta, in un vortice di accelerazioni e rallentamenti, aperture (anzi, veri propri squarci di puro caos) e dissonanze, il tutto condito con una voce rabbiosa quel che basta da spingere il tutto ai limiti del continuo collasso su se stesso, in una sorta di implosione sempre incombente. Feedback laceranti e bordate di suono riempiono gli interstizi di una scrittura votata a rendere Scorn un viaggio senza luce e senza salvezza, spesso ostico per chi non sia preparato ad immergersi in simili abissi di furia iconoclasta in cui sludge, noise e black si infiltrano nel doom e lo spingono verso le sue estreme conseguenze. In questo, “Antietam” è manifesto e piano programmatico, nove minuti di radicalismo sonoro che abbraccia in una morsa da costrittore furia hardcore e nichilismo noise, slabbrature sludge e percussioni ossessive, in un tripudio della ferocia sonora più incontaminata. Non si vuole dire che Scorn percorra sentieri inusitati o più coraggiosi di altri progetti nei quali ci si è imbattuti da queste parti, piuttosto si ha l’impressione che sia frutto di una voluta e consapevole rinuncia a ogni possibile luce in fondo al tunnel, un’estremizzazione premeditata e fortemente cercata, a ribadire la natura ostile del doom come musica oscura e rassegnata, priva di qualsivoglia orpello atto ad alleggerirne il peso specifico. Se simili premesse non scoraggiano, un giro nel tunnel degli orrori vale il prezzo del biglietto.