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MAURIZIO ABATE, Standing Waters

Ci sono titoli che rischiano di ammazzare un disco. Da me vale il detto del famoso poeta-pittore inglese, fatto proprio da un meno famoso gruppo norvegese: expect poison from the standing water (muoviti, non farti ingabbiare). Ungaretti, a suo tempo, lo tradusse perfettamente con un aspettati veleno dall’acqua ferma. Ungaretti, comunque, così disadorno, dovrebbe piacere ad Abate, che all’interno del suo album precedente appare fotografato in una stanza vuota o quasi, seduto con chitarra acustica sulle ginocchia, senza calze e scarpe come Bill Orcutt, non so se per caso o perché entrambi come stile si abbeverano da una stessa fonte (la cisterna trattiene, la fonte dilaga). In pratica, disegnare con sei corde nude un paesaggio apparentemente statico, se si è parte di un universo sempre in fieri come quello underground, rischia di passare per una scelta conservatrice, per un voler diventare adulti ma alla fin fine imbevibili: le melodie, l’armonica e gli archi malinconici in aggiunta allo strumento principe, tutto sulla carta sembra condurre in un posto sicuro. Invece non è proprio così, e non solamente per come suona l’ultima traccia di questo nuovo album, molto diversa dal resto. Abate è libero, non è mai uguale a se stesso, è semplice ma complicato: questo è quanto s’intuisce dalla sua intervista con noi di qualche tempo fa, dal racconto di cosa e di chi lo ha influenzato, e questo emerge dalle Standing Waters nel 2018. E qui mi fermo, perché è palese – almeno a me sembra palese – che come webzine non saremo mai in grado di parlare con vera cognizione di causa di John Fahey, Jack Rose (forse dei Pelt) o di Orcutt stesso (forse degli Harry Pussy), uno che con la chitarra acustica è finito su Mego, paradosso rivelatore. Va da sé che il disco funziona bene già al primo ascolto, perché sincero e immediato, ma Abate, una voce abbastanza unica in Italia, almeno nell’ambito delle scene che seguiamo, potrebbe anche spingere qualcuno a risalire la corrente che l’ha portato fino a dov’è ora e a scoprire un mondo.