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JOHN HOLLAND EXPERIENCE, S/t

JOHN HOLLAND EXPERIENCE, S/t

Dalla rumorosa Cuneo arriva un power trio che pesca a piene mani negli anni Settanta per ricreare un rock energico e venato di blues, in grado di centrifugare al suo interno tanto l’irruenza del rock’n’roll quanto i dettami dello stoner, senza farsi mancare una spruzzata di noise, genere che da quelle parti ha sempre avuto una sorta di seconda casa. Su questo roboante tappeto in note si stagliano le vocals in italiano che si divertono a flirtare con l’ascoltatore e a sembrano non disdegnare una certa teatralità, il tutto però senza prendersi mai troppo sul serio o dimenticarsi il tiro sguaiato di brani che mal sopporterebbero l’abito grigio. Il risultato è un album che sposa insieme varie pulsioni e le trita all’interno di una formula imperniata sulla voglia di trasmettere energia e lasciar andare il volume oltre il livello di guardia. Musica per far festa, quindi, ma capace di farsi sinuosa e sensuale come nella parte centrale di “Canzone D’Amore”, tra desert rock e ballad stralunata, per un effetto personale che non si fa sfuggire neanche un trascinante finale in crescendo. Sono inevitabili qua e là i richiami a quelle realtà che nei decenni hanno cercato di adattare alla lingua italiana il piglio del rock a stelle e strisce, il che non sempre è un valore aggiunto o, almeno, non per tutti, ma si tratta di un dettaglio che non inficia la positiva impressione d’insieme su un disco che colpisce nel centro in più di un’occasione, come nell’energica “Tieni Botta”, irresistibile nell’incedere hendrixiano della chitarra. Ben nove le etichette che hanno contribuito all’uscita e un artwork ad hoc firmato SoloMacello,  a ribadire che non si sta parlando di un disco da prendere sotto gamba. Il consiglio è quello di fare un giro sull’ottovolante e lasciarsi andare al ritmo dei John Holland Experience, per il futuro si vedrà.