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INVERNOMUTO, Vernascacadabra

Budrio è un piccolo comune dell’hinterland bolognese che si fregia del titolo di patria dell’ocarina: il piccolo strumento in terracotta sarebbe stato inventato qui nel 1853 da tale Giuseppe Donati e in seguito si sarebbe diffuso in diverse aree geografiche, tanto che ne troviamo le tracce fino in Giappone, Corea e Perù. Il simpatico strumentino è stato utilizzato negli anni da Ennio Morricone nelle sue colonne sonore, da György Ligeti in ambito colto e – ancora – possiamo ascoltarla in “Un Giudice” di Fabrizio De André o in contesti insospettabili come in “The Chauffeur” dei Duran Duran.

Il sintetizzatore ha invece avuto una genesi più incerta qualche anno dopo: con i primi esemplari ci si proponeva, attraverso grandi oscillatori, di riprodurre in maniera per l’appunto sintetica i suoni degli strumenti musicali acustici o quelli della natura. Più in là se ne sarebbero comprese appieno le potenzialità nel generare suoni ancora mai ascoltati, ma questa è un’altra storia, come direbbe qualcun altro.

In Vernascacadabra viene messo in atto un processo inverso rispetto a quello che aveva portato alla nascita del synth, facendo suonare uno strumento acustico – l’ocarina per l’appunto – come uno elettronico (anche opportunamente processato all’occorrenza) e impiegandolo con modalità che ricordano quelle del sintetizzatore all’interno di determinati generi; volendo spingersi oltre nell’analisi, si è preso uno strumento legato alla cultura contadina, a un mondo in qualche maniera in via di estinzione, e lo si è proiettato all’interno della modernità di generi come la techno o la drill, che l’ocarina prende qui a mimare, o della musica da videogioco (qui abbiamo però un antecedente illustre in “The Legend of Zelda: Ocarina of Time”).

A condurre questa operazione tanto bizzarra quanto rischiosa sono Simone Trabucchi (Dracula Lewis, STILL) e Simone Bertuzzi (Palm Wine), entrambi fondatori dell’organizzazione/etichetta Hundebiss, i quali spendono praticamente per la prima volta in un ambito eminentemente musicale l’identità artistica Invernomuto. Come già in altri lavori del duo insiste un riferimento al paesino di Vernasca, come voler instaurare una sorta di ponte spazio-temporale che collega il territorio di origine a luoghi e tempi remoti, la cultura vernacolare alla prospettiva postumanista. La palette sonora è minimale: oltre all’ocarina che si produce in sovrapposizioni secondo vari registri, in bordoni, pulsazioni e melodie infantili, c’è un minimo intervento della voce e uno sporadico contrappunto metallico della cui sorgente l’immagine di copertina del bel vinile bianco potrebbe rappresentare un indizio: a pubblicare sono i bolognesi di Xing.

Tracklist

A1. Abra
A2. Arise
A3. Cadabra
A4. Cadavera
A5. Ching
A6. Ching Him, Ching Him
A7. Dreamcatcher
A8. Enchantment Six
A9. Freddy
B1. Enchantment Eight
B2. Enchantment Two
B3. Enchantment Sixteen
B4. Enchantment Seven
B5. Enchantment Thirteen
B6. Enchantment Twelve
B7. Sunrise