Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

HOBOS, Nell’Era Dell’Apparenza

HOBOS, Nell'Era Dell'Apparenza

È risaputo come il titolo “Wolverine Blues” degli Entombed traesse ispirazione da un racconto di James Ellroy e non dal noto personaggio Marvel. Così, mentre la casa discografica tentava di sottolineare quanto più possibile l’omonimia con un best-seller del fumetto, la band aveva in realtà trovato lo spunto nell’oscuro immaginario del re del noir, uno che non si è mai risparmiato nell’attingere dai più bassi istinti umani e ha sguazzato nelle storie sordide di un’umanità derelitta, ma che è stato anche capace di attrarre il lettore grazie ai continui richiami al mondo di Hollywood e ai pettegolezzi più torbidi. Cosa c’entri questa premessa con il nuovo album degli Hobos (affinità sonore a parte) è presto detto: Nell’Era Dell’Apparenza mostra una band che non gioca a fare la cattiva o a inventarsi qualche trucco ad effetto, ma offre ai suoi ascoltatori un mix tra grindcore, swedish death e rock’n’roll sporcato di blues quel che basta, un piatto dai sapori forti eppure nient’affatto indigesto grazie a strizzate d’occhio alla melodia e pertanto in grado di entrare dritto in testa senza puntare tutto sulla sola ferocia. Del resto, chi ha avuto la fortuna di vedere gli Hobos in azione su un palco sa bene cosa può fare questo commando d’assalto una volta lasciato libero di sfogare tutta la sua potenza, merito della coesione tra un’incredibile sezione ritmica, chitarre macina-riff e un cantante a dir poco incontenibile. Una volta tanto, il lavoro in studio riesce a restituire l’energia del live, merito della scelta di una registrazione in presa diretta e di suoni lasciati sporchi al punto giusto e mai per questo caotici.

Di sicuro non stiamo parlando di una formazione alla ricerca dell’ennesimo trend o in fissa con chissà quale nuova sonorità, in fondo le basi del cocktail proposto affondano le loro radici nel millennio passato e nessuno lo nasconde, eppure sono mescolate in un modo che il risultato colpisca il bersaglio e non deluda le aspettative. Al solito, sarà pure solo rock’n’roll, ma noi ci lasciamo trascinare nel vortice delle danze e ciondoliamo la testa a tempo che è un piacere.