Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

HIEROPHANT

Hierophant

Li avevamo incontrati in occasione dell’addio alle scene dei To Kill e avevamo scambiato quattro chiacchiere durante le registrazioni del nuovo album. Ora che è in uscita ci sembrava interessante chiudere il cerchio e vedere come sono andate a finire le cose. Steve, Lorenzo e Carlo ci raccontano Peste.

Ciao, sono passati solo pochi mesi dalla nostra precedente chiacchierata in cui ci lasciavate qualche anticipazione sul nuovo album. Ora Peste è pronto e sta per essere presentato al vostro pubblico. Come vi sentite?

Ciao, siamo molto soddisfatti e fieri del nostro lavoro. L’uscita del disco è imminente, non vediamo l’ora.

Vi capita di pensare a come reagirà e al tipo di emozioni che proverà l’ascoltatore mentre componete/registrate un brano? Che tipo di reazioni vorreste innescare con Peste?

Durante la fase compositiva quello che più ci interessa è scrivere per noi stessi, senza pensare troppo a quello che succederà. Una reazione al disco? Odio totale.

Ci avevate anticipato che i brani sarebbero stati legati ad un concept principale, vi va di addentrarvi un po’ più in profondità su questo argomento? Mi ha colpito il fatto che i titoli siano costituiti da singoli termini a rappresentare stati d’animo o comunque emozioni dell’individuo, tranne l’ultimo, cioè “Inferno”.

Inferno è la somma di tutte le nove tracce che la precedono e non viene rappresentato come un inferno religioso ma come uno stato negativo interiore che vive dentro ognuno di noi. Siamo tutti uguali. Siamo tutti appestati.

Anche l’artwork rispecchia il titolo e presenta un’immagine cruda della grande peste, con le pile di cadaveri bruciati. Nella nostra ultima chiacchierata ci avevate presentato l’autore, Daniele Castellano dei Lantern. Vi va di parlarci di come è nato e di come siete arrivati a questa particolare immagine?

L’idea delle montagne di morti ci girava per la testa da molto tempo, Daniele è un carissimo amico e un bravissimo illustratore, appena gliene abbiamo parlato ha capito esattamente come concretizzarla. L’obiettivo era creare un immaginario preciso che rappresentasse il senso di oppressione e malessere dell’intero disco.

Avete descritto il nuovo album come “molto più pesante, massiccio e molto più cattivo del precedente!”, che a dirla tutta non era poi un lavoro così mansueto. Cosa vi ha portato a radicalizzare ulteriormente la vostra proposta? In che modo l’ambiente esterno e le vostre esperienze personali si riflettono sulla vostra musica?

È stato tutto abbastanza spontaneo. La scrittura va di pari passo con quello che quotidianamente viviamo, e cerchiamo il più possibile di trasmetterlo attraverso la nostra musica. Sicuramente anche suonare molto live ci ha portati a concepire i pezzi in modo più diretto e sincero, magari sacrificando melodie di chitarra o arrangiamenti superflui, ma lasciando spazio a una violenza d’insieme.

Hierophant

Credete che la brutalità delle nuove composizioni avrà appunto ripercussioni anche sui vostri live? In che modo ripartirete le set-list tra nuovo e vecchio materiale?

Suoneremo il più ferocemente possibile, come abbiamo sempre fatto.

Sempre a proposito di live, presenterete il disco al Bronson il 5 dicembre. Avete già in programma altre date o un vero tour a seguire? Qualche anticipazione?

Verso febbraio dovremmo tornare in tour, ancora non abbiamo niente di definitivo.

Sapete già chi vi accompagnerà in giro per presentare Peste o chi vorreste condividesse il palco con voi? Il che, poi, vuol dire chiedervi quali gruppi vi piacciono in questo periodo e hanno saputo catturare la vostra attenzione.

Nessuno in particolare, ci piacciono molto gli Slayer.

Domanda tra il serio e il faceto, quali sono le descrizioni/definizioni della vostra musica che più vi hanno sorpreso o divertito?

Non crediamo che la nostra musica sia facilmente etichettabile. Noi la chiamiamo “death punk” e forse questo è il miglior termine per descriverla. È spesso capitato di venire definiti metal-core e questa è una cosa che ci dà estremamente fastidio.

Grazie mille, a voi le conclusioni…

Grazie a voi dell’interesse e dello spazio concessoci. Speriamo che il disco nuovo vi piaccia. Un saluto a chi ci vuole bene.