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HEAVYDEATH, In Circles We Die

Mai titolo per un album fu più azzeccato. Il secondo lavoro degli Heavydeath si chiama infatti In Circles We Die ed è la descrizione migliore del loro sound. Un serie di cerchi che si espandono e si contraggono, verso la destinazione finale: la morte. La grande consolatrice, il portale verso la nuova dimensione ultraterrena, affascinante, terrificante, misteriosa, come la musica incisa su questo doppio album dagli Heavydeath. Lenti, inesorabili cavalieri di un apocalisse incombente, in cui tutto verrà disintegrato. Il loro è un death doom mistico e spaziale: riffing ben delineato, pieno di melodia, in cui pesantezza e senso di vuoto si fondono alla perfezione, in un crescendo di disagio. Il disagio, lo stare male, il non esser soddisfatti, che potrebbe sfociare nella morte. Growling tombale e sulfureo, una mano gelida che vi prende e vuole portarvi ai confini della vita, in un qualcosa di incontrollabile e incontrollato. Un rituale pagano e blasfemo, in cui tutto appare sottosopra e la simbologia s’incarna in un qualcosa di mutante e mostruoso, ferale, fumoso. Difficile non restare ammaliati dalle atmosfere decadenti, lugubri e grigie di otto pezzi costruiti in maniera eccelsa.

Eterei e immutabili, incuranti del passare del tempo, sarcedoti di un tempio di perdizione e privi di freni inbitori, in cui si forgia un suono che vi rapirà il cuore e la mente. La freddezza esecutiva, le emozioni sopite che vengono liberate in un crescendo di pathos. Questi sono gli Heavydeath. Ora tocca a voi.