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GREEN CARNATION, Last Day Of Darkness

Mi riesce difficile parlare di un live-album, perché dovrebbe essere una testimonianza vissuta direttamente sotto al palco; dovrebbe essere considerato e recensito allo stesso modo di un “best-of” nel quale si possono cogliere le affinità o le differenze di resa del suono o della voce rispetto alle canzoni originali; ma anche l’interazione del pubblico, la scelta dei brani… In passato comprai molte volte dei live-album per venire a conoscenza di una band e negli anni Novanta volevo vedere coi miei occhi quello che le mie orecchie stavano ascoltando: le vhs erano difficilissime da reperire ma, quando arrivarono i dvd, dopo qualche sporadico esempio di goduria visiva, mi resi conto che rimanere inchiodato alla poltrona, forse, era troppo, e ripresi in mano i cd.

Ancora più controproducente mi sembra la realizzazione live di un album storico eseguito nella sua interezza e  rispettandone rigorosamente la scaletta originale. Rimango scettico di fronte a operazioni simili a meno che non si parli di band davvero storiche riformatesi per l’occasione, o ancora che si tratti di tributo a un album che uscì quando ancora ero un poppante. Tanto per non essere frainteso: adoro la formula “versione live dell’intero album pubblicato chissà quando”, ma solo quando assisto da spettatore al concerto. Gradisco un pochino meno la stessa cosa in formato cd; ancora un po’ meno in formato dvd.

Per arrivare al centro della questione, i Green Carnation, band norvegese che è sempre stata specchio, sostituta e sostitutrice degli In The Woods, in occasione del 15esimo anniversario di Light Of Day, Day Of Darkness, decidono di riproporlo dal vivo nella sua interezza. Nasce quindi in formato dvd (nello stesso cofanetto c’è anche il cd) Last Day Of Darkness. Terje Vik Schei, conosciuto meglio come Tchort, sceglie, come in un approccio psicanalitico, di tornare sopra quelle melodie e sopra momenti che hanno segnato la sua vita; e alla fine di un mini-tour europeo, la sua città natale di Kristiansand diventa il palco per la realizzazione delle riprese di Last Day Of Darkness.

Torniamo per un attimo sull’album originale. Light Of Day, Day Of Darkness prese vita in una notte, mentre Tchort stava guardando dormire il suo bimbo nato da poco e ripensava alla recente scomparsa di sua figlia.  Un’opera di un’unica traccia progressive-metal lunga un’ora, con tutti i più bei stilemi del caso e le classiche strutture del prog. Mai uno sfoggio di esuberanza tecnica, bensì diversi modi di veicolare l’atmosfera e la malinconia grazie a un paio di temi (verrebbe da dire “arie”, termine usato dai puristi del progressive anni ’70) lasciati e ripresi nel corso dell’album, tanto per rimarcare il concept. L’eccezionale lavoro di post-produzione fu simile alla composizione di un puzzle o di un mosaico: vennero registrati più di 300 sample, furono reclutati un’orchestra e un coro di bambini. Un lavoro lungo e straziante incentrato sulla memoria. La Prophecy non promosse quest’album più degli altri: le interviste alla band furono pochissime, il disco uscì praticamente senza pubblicità o senza grandi spinte da parte della produzione. Ironia della sorte, Metal Hammer lo pose sul podio dei migliori album dell’anno assieme a Blackwater Park (Opeth) e i Green Carnation andarono dritti dritti al Wacken di fronte a un successo che non avevano previsto. Un paio di anni dopo ci fu la tragica svolta musicale e poi il discioglimento per ricreare gli In The Woods. Questa edizione è stata creata anche per via di queste vicissitudini.

Per tornare al presente, bisogna purtroppo dire che questo di questo prodotto è giusto un po’ interessante il “dietro le quinte”, che comunque non aggiunge niente che non sia facilmente intuibile o non sia già stato visto: la band dice che si è riunita apposta per questo anniversario e per questo live, ci sono riprese delle foto e degli autografi con i fan, non molto di più… Una cosa che mi ha lasciato con l’amaro in bocca non è tanto l’aver constatato come i membri del gruppo siano ben inseriti nella loro mezz’età, con i capelli tutti tirati, le camicette nere e le All Stars, quanto non aver visto l’orchestra sul palco. La particolarità di Light Of Day, Day Of Darkness era (ed è) che emozioni come empatia, malinconia, tristezza, ricordo e rabbia erano perfettamente supportate dalle parti orchestrali, che permettevano all’ascoltatore di affrontare senza difficoltà quest’imprevista navigazione in mare aperto, fra acque calme e tempeste. Quella che mi sembra essere una parte fondamentale per la resa dell’album è assente in un’occasione così importante e celebrativa: avrebbero almeno potuto inserirla in formazione ridotta…