Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

GEODETIC, Broken Consonance

Il termine “consegrità” fu coniato dal filosofo pratico americano Buckminster Fuller per indicare grandi strutture che si trovano in perfetto equilibrio tensionale: le famose cupole geodetiche di Fuller sono l’esempio perfetto di tale principio, uniche strutture costruite dall’uomo che aumentano la loro resistenza al crescere delle dimensioni. Una cupola geodetica è costituita da una rete di travi intersecantisi fra loro a comporre triangoli e – appunto – geodetiche, un tipo particolare di curve, ed è caratterizzata da straordinaria resistenza e, nel contempo, leggerezza.

Se facciamo riferimento al concetto di consegrità e alle futuribili concezioni di Fuller, direi che l’intestazione del progetto messo su da Claudio Rocchetti e Jukka Reverberi risulta quanto mai azzeccata: magari non si tratta di strutture mastodontiche, musicalmente parlando, ma sono costantemente in tensione sì, leggere e resistenti all’ascolto. La sovrapposizione di drone ed elementi ritmici che nell’insieme danno forma ai pezzi, di continuo dentro e fuori dai codici geometrici, conferisce all’architettura musicale una sua eleganza, una levità in senso buono.

Il progetto, che oscilla fra dance music sghemba e industrial perversamente piacione, è frutto di una fitta corrispondenza elettronica fra Bolzano e Reggio Emilia, fra due anime la cui fusione è qui totale, tanto che risulta difficile rintracciare gli apporti di Rocchetti o quelli di Reverberi. La prima delle sei tracce, tutte contraddistinte da numerazione romana, si apre con un basso gommoso che rimbalza su un sostrato liquido e atterra sull’handclapping nel finale: la trama è sfilacciata e il gioco – come in tutto il nastro – non è mai troppo pulito. Drone distorti si rincorrono su un beat scalciante in un secondo brano ammantato di un’aura vagamente paranoide. Nel terzo entra di nuovo in scena il basso rimbalzino, questa volta attorniato da fill di percussioni sintetiche: il quadro generale di obsolescenza ha un che di ipnagogico. Il numero quattro scorre serafico, melmoso il tappeto su cui si dipanano le cellule ritmiche sadicamente insistite. Gli ultimi due pezzi sono più eterogenei e quanto mai stimolanti: il quinto dominato da suoni metallici, irregolare e quasi meditativo, l’ultimo industriale nelle intenzioni, postumano negli esiti.

Broken Consonance esce oggi su Maple Death Records: registrato e masterizzato da Nico Pasquini (alias Stromboli, autore di un altro titolone tirato fuori quest’anno dall’etichetta di Jonathan Clancy), è disponibile su cassetta rossa limitata a 100 pezzi.

Da avere, per quanto mi riguarda.