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CRANIAL, Dead Ends

Cranial1

Dopo lo scioglimento degli Omega Massif, una delle formazioni più interessanti e personali della scena post-metal tedesca degli ultimi tempi, i vari membri si sono aggregati o hanno dato vita ad altri progetti più o meno affini alla formula originaria: Phantom Winter, Blacksmoker , Malm e, appunto, Cranial, gruppo nel quale milita il chitarrista Michael Melchers. A differenza dei loro genitori, dei quali giocoforza rimane l’inconfondibile riffing trita-montagne, i Cranial utilizzano la voce, che diviene senza sforzo parte integrante del sound prescelto. Un particolare, dunque, che non impedisce di considerare i Cranial gli eredi più diretti delle tipiche suggestioni “rocciose” che rendevano immediatamente riconoscibili i lavori degli Omega Massif. In soli due brani, seppure di lunga durata (dodici e nove minuti), la band riesce a imporsi grazie alla capacità di costruire suite d’impatto e mai monotone, ricche di pathos e dal tratto cangiante, tanto che verso la metà di “Nightbringer” si finisce per trovarsi dalle parti dei Negură Bunget più atmosferici ed evocativi. Per il resto, i quattro musicisti tedeschi offrono del massiccio post-metal dal forte tratto visivo, cinematografico nel suo prendere forma e concretizzarsi quasi come se i riff avessero un proprio spessore corporeo, per non parlare dell’enorme energia che riescono a sprigionare con un suono compresso eppure mai claustrofobico. Pur senza far gridare dalla sorpresa o staccarsi da un percorso in fondo già tracciato, i Cranial offrono un rifugio perfetto per gli orfani della precedente esperienza di Michael e non mancheranno di intrigare anche i molti estimatori del post-metal e dello sludge più sanguigni e ricchi di groove. Esordio più che convincente, attendiamo l’album in uscita a breve.