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canecapovolto, Normale

Scrivere di canecapovolto non è cosa semplice. La “creatura” sonora e performativa, prima ancora concettuale, di Alessandro Aiello ed Enrico Aresu ha una storia lunga e volutamente sviluppatasi a cavallo di alcuni linguaggi, non solo di quello musicale come si potrebbe pensare. Sul loro sito, https://www.scuolafuorinorma.it/, infatti, si presentano cosi: dal 1992 il collettivo studia e sperimenta le possibilità espressive della visione e delle dinamiche della percezione, ricorrendo a pratiche di produzione legate principalmente ai dispositivi audio-video. Partendo da una particolare attenzione verso l’indagine della matrice scientifica della comunicazione e verso la risposta dello spettatore, il gruppo elabora processi di spiazzamento che, attraverso tecniche originali di trattamento e manipolazione dell’immagine originaria, si traducono in veri e propri ‘sabotaggi’ della rappresentazione. Approfondiamo quindi il discorso grazie all’uscita di questo cd, che per la cronaca risale a qualche mese fa: a conti fatti è una sorta di raccolta fieramente autoprodotta a nome Normale, ma di “normale” ci troverete ben poco e questo è chiaramente un bene, d’altronde il nome che si sono scelti come etichetta conferma la poca voglia di risultare “regolari”. Poco regolari sono le tracce che ascolterete, si va dalle intermittenze electro di “Strictu Sensu” ai passaggi pianistici degni dell’Egisto Macchi più incline alla sperimentazione, “Radu Criteria”, passando per il racconto sinistro di “Two People Arrival”, ma è in tutto il disco che si respirano atmosfere funeste e allo stesso tempo venate da una sottile ironia, figlia di chi sa bene come architettare musiche diverse tra loro, costruite come facevano gli artigiani di una volta, partendo da vecchie tastiere modificate e con l’uso creativo di basi elettroniche. Normale è un piccolo gioiellino proveniente da un’Italia che resiste, che guarda con diffidenza norme e Potere, e che prova a far saltare il banco quasi di nascosto con queste “fastidiose” micro-cariche sonore. Era forse arrivato il momento di rendere pubblico il “piano d’attacco”.