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ABORTED + ORIGIN + EXHUMED, 6/12/2014

Aborted

Roma, Traffic.

Vedere a 25 anni un concerto di gruppi che a 16 erano tra i tuoi massimi idoli musicali fa un certo effetto. Nell’ormai lontano 2004/2005 Aborted e (soprattutto) Exhumed erano nella top 20 dei miei artisti preferiti: seguivo molto la corrente gore del death metal e i loro dischi erano spesso nel mio stereo/lettore cd. Questa sera al Traffic è un vero tuffo nel passato, un’occasione per risentire cose che ormai ripesco solo quando non so veramente cos’altro sentire, in memoria dei “vecchi tempi” (detto così fa un po’ ridere, ma parliamo sempre di dieci anni fa).

 Exhumed

Il primo gruppo questa sera sono i Miasmal, ma salgono sul palco mezz’ora prima del previsto e, per questo motivo, non sarò il solo a perderli. Entro nel locale e trovo già Matt Harvey e compagnia pronti per iniziare. Il tempo a loro concesso è veramente poco: solo quaranta minuti,  una durata irrisoria per un nome così grande (il più “antico” di tutti, l’unico nato nel lontano 1990). Però in questi casi la classe non può che emergere in tutta la sua gloria: gli Exhumed suonano quasi senza pause, con una grinta invidiabile, mettendo di fila brani nuovi come “Coins Upon The Eyes” o “As Hammer To Anvil” e anche gemme del passato come “In The Name Of Gore”, “Limb From Limb” e la sempreverde “Necromaniac”, opener di quel capolavoro che è Gore Metal. Il sound è perfetto e la line-up è a sua volta perfettamente coesa: sono la classica band che definirei “quadrata”, con ottimi musicisti e precisa nell’esecuzione. Matt Harvey da tempo è rimasto l’unico membro fondatore, ma è sempre riuscito a tenere alto il nome degli Exhumed, trovando dei grandi sostituti ogni volta. Veramente ottimi.

Origin

Non si può dire lo stesso degli Origin, che si rivelano l’esatto opposto. Ammetto di non averli mai amati per l’eccessivo tecnicismo del loro sound, ma dal vivo mi sono sembrati veramente pessimi. Oltre a non capire perché si ostinino a definirsi “death metal” nonostante c’entrino sempre di meno con questo genere, come strumentisti  (a parte il batterista) non sono nulla di che. Se vai a tremila e non sei pulitissimo come su disco, fai ridere. Voler essere intricati a tutti i costi e poi uscirsene con un’esecuzione così penosa, vuol dire non essere dei professionisti. L’unico che si dimostra tale è il cantante Jason Keyser, che tiene il palco con grande classe. Per il resto, gruppo pessimo, che lasciamo a chi è convinto che questa sia musica estrema.

Aborted

Sugli Aborted, invece, va fatto un discorso più ampio: sono stati un ottima band fino a The Archaic Abbatoir, e già in quel disco si vedeva che il brutal death stava sempre più cedendo il passo a sonorità fin troppo moderne, a causa anche di un rinnovamento totale della line up. Li ho visti nel 2006 quando vennero di spalla ai Cryptopsy e devo dire che non mi erano dispiaciuti. A questo giro però mi hanno veramente convinto. I dieci anni di esperienza in più per quello che riguarda i live si sentono eccome: il frontman e leader Svencho è il vero re del palco, con un growl che ancora regge bene (pur imitando un po’ troppo Phil Anselmo nelle mosse). La setlist, per mia fortuna, riprende molto da quel gran disco che è Goremageddon, e risentire dopo anni pezzi come “Methicolous Invagination” e “Parasitic Flesh Resection” è incredibile. Pur con i suoni sempre più moderni, l’impatto è notevole e non credevo di trovarli così in forma. Mi aspettavo un concerto pessimo, di quelli da dimenticare, e invece sono stati molto gradevoli. Quando poi Matt Harvey sale sul palco per cantare un pezzo con loro siamo al superlativo.

I momenti amarcord fanno sempre bene, me lo devo ricordare più spesso.