Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

WHITE PAGODA, Everything Explodes

WHITE PAGODA, Everything Explodes

I White Pagoda, intitolando il loro ultimo album Everything Explodes, sono riusciti a intimorirmi un tantino e ho quindi optato per un approccio all’ascolto a volumi moderati. La paura era quella di danneggiare il mio adoratissimo impianto hi-fi qualora fossi caduto in preda al delirio frenetico che frequentemente mi coglie quando la lancetta dell’estremometro raggiunge o supera il livello contrassegnato dalla dicitura “Punk”. Adottate le dovute precauzioni, schiaccio play. Prima traccia: gli Angry Samoans danno un party e pare che ci saranno pure Clash e Ramones, alzo un po’ il volume e ci vado anch’io! Seconda traccia: stesso party e stessi invitati con l’aggiunta dei Social Distortion, sembra quasi d’essere al Punk Rock Music Awards. Terza traccia: i Clash, che forse si stanno annoiando, vorrebbero andar via. Quarta traccia: la serata pare ancora nel vivo e ci sono anche gli Hives. Alzo ancora il volume mentre guardo la tracklist e mi rendo conto di aver ascoltato appena un terzo dell’album, ma nulla ha rischiato d’esplodere e inizio a stufarmi. Adoro i party, ma se questi sono pieni di ospiti famosi e la birra scarseggia, bastano una quindicina di minuti per iniziare a sentirmi fuori luogo. Traccia quinta, arrivano i Weezer e poi i Lit con i Green Day.

Al termine dell’ascolto di Everything Explodes, i White Pagoda, anche a volume alto, non hanno impensierito il mio stereo né sono riusciti a spingermi a compiere gesti di follia in preda a raptus distruttivi. Cosa voglio dire? Nonostante la buona produzione, le discrete capacità musicali e alcuni spunti interessanti, riprendere qua e là da gruppi famosi per poi mettere tutto insieme non credo sia una buona ricetta e definirsi pop-punk non può certo essere un alibi. Nel 2016 non mi aspetto nulla di nuovo da un gruppo che si muove in certi territori musicali, ma neanche che si dimentichi di mettere un po’ d’anima nelle sue composizioni, a meno che l’obiettivo non sia quello di fare la colonna sonora per la campagna pubblicitaria estiva della compagnia telefonica di turno, in tal caso la strada potrebbe essere quella giusta.