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SCHAMMASCH, Contradiction

Schammasch

Worship what you’ve burned, burn what you’ve worshipped

Gli svizzeri (Basilea) Schammasch esistono dal 2009 e prendono il nome da “Šamaš”, dio mesopotamico del Sole. Sono in quattro (due chitarre, di cui una in comune con un gruppo speciale come i Blutmond, basso, batteria) e prima di questo doppio difficilissimo avevano pubblicato un solo disco (Sic Lvceat Lvx). Negli anni paiono essere cresciuti parecchio, dato che Contradiction è buono e pieno di spunti, musicali e non. L’artwork, firmato dal genio Metastazis, gioca molto sulla specularità, perché tutto il disco, anche a livello testuale, è un continuo rovesciamento di punti di vista, quasi “gorgiano”, nel senso che la band sembra sempre dirti che è possibile dimostrare la verità sia di un’affermazione, sia del suo contrario (idea molto poco cristiana, e non per caso, come al solito). La doppiezza e il tentativo di unire le contraddizioni ci sono persino a livello di costruzione dei versi e del racconto di ogni singolo pezzo, a opera di un cantante capace di cambiare spesso registro (tanto da non sembrare mai troppo convenzionale) e invischiarci in modo quasi morboso nell’album.

La band inganna anche con la musica: in giro, del resto, si leggono paragoni coi Behemoth come coi Deathspell Omega o coi Secrets Of The Moon. Quello che conta, però, è che gli Schammasch oggi sono in grado di giostrarsi tra doom, death (qualche reminiscenza) e black metal, sia attraverso strappi improvvisi, sia attraverso costruzioni più graduali. Poi aggiungono tante cesellature (campionamenti, sinfonici e non, cori, pennellate malinconiche) e passaggi prog (molto in senso lato), compreso anche il dettaglio in acustico (sentire il flamenco iniziale). Per loro, ad esempio, la componente black può essere lo sfogo della tensione accumulata in precedenza col classico binomio lentezza/pesantezza (“Split My Tongue”), la linea guida di un brano con una struttura immediatamente chiara (“Provoking Spiritual Collapse”) o niente di tutto questo, nel corso di pezzi che possono durare anche una decina di minuti senza annoiare mai davvero, grazie anche a un batterista in grado di seguire e spingere gli altri quando serve oppure di dettare per i fatti suoi l’umore generale, magari con movimenti quasi ritualistici.

Contradiction è un disco molto ambizioso e ben prodotto, ma soprattutto è un labirinto di specchi. Gli Schammasch non inventano un genere, ma provano a essere il più eclettici e interessanti possibile, cercando persino di non perdere troppo in termini di cattiveria e immediatezza. Se si sta al gioco, dal labirinto non si esce più, ma bisogna aver voglia di entrare.

P.S.: il gruppo suonerà all’Helvete, festival di cui siamo media partner. Doveroso segnalarvelo.

Tracklist

Disc 1

01. Contradiction
02. Split My Tongue
03. Provoking Spiritual Collapse
04. Until Our Poison Devours Us
05. Crown

Disc 2

01. The Inner Word
02. Serpent Silence
03. Golden Light
04. JHWH