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KEIJI HAINO + SUMAC

KEIJI HAINO + SUMAC

Even for just the briefest moment / Keep charging this “expiation” / Plug in to making it slightly better

Aaron Turner ha più volte sottolineato, nel corso degli ultimi anni, come Sumac sia la fase più logica della sua evoluzione come musicista. La libertà di sperimentazione fa da padrona nella composizione, concorrendo a uno scorrere minimalista e continuo della materia sonora, per permetterle di scavare a fondo, fino ad arrivare all’astrazione, al parossismo, al nichilismo. Da questa nuova collaborazione con Keiji Haino (che non abbiamo bisogno di presentarvi) prendono forma quattro composizioni, registrate dal vivo, che consegnano all’ascoltatore un’istantanea dello stato dell’arte della creatura di Turner. Haino rappresenta il valore aggiunto, capace di rimescolare le carte, destruttura la dimensione monolitica dei Sumac, esaltandone invece le capacità d’improvvisazione. Ne scaturisce un dialogo strumentale che si fa strada tra noise, suggestioni free jazz e momenti più ossessivi e pesanti, alternando in maniera sapiente le diverse estrazioni dei musicisti. Non si arriva mai alla cacofonia fine a sé stessa, alla giustapposizione di stili diversi, ma si punta sempre al dialogo, tra voci differenti, ma ben complementari. L’album risulta sorprendentemente godibile, sebbene non di facile accesso: parte da un esordio minimale, in cui pochi elementi sonori affiorano per condurre il discorso, e attraverso aumenti di dinamica, drone, campionamenti e sfuriate arriva ad una risoluzione granitica e trionfale. Il gioco delle diverse parti che si rincorrono anima i movimenti improvvisati, restituendo un’indagine suggestiva, ricca, che intriga sin dal primo momento. Una ricerca del suono, trattato come materia immediatamente plasmabile, che arricchisce l’anima più spontanea dei Sumac temperandola con un elemento esterno ma nient’affatto estraneo.