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Hell Week, Chapter II, 3/6/2015

Negura2

Negură Bunget + Grimegod + Crepuscolo.

Recanati, Circolo Dong.

I Negură Bunget non si sono di certo risparmiati per promuovere il nuovo album Tău, la lista delle date è impressionante e anche l’Italia è stata oggetto di una serie di concerti ben superiori alla norma. Del resto, si sa bene come la formazione rumena abbia sempre goduto del supporto di una folta schiera di estimatori nel nostro Paese e non si sia mai fatta pregare per tener vivo il legame nel corso degli anni. Per questo, non stupisce ritrovare i Negură Bunget sul suolo marchigiano dopo la data dell’anno scorso al Glue-Lab, né stupisce trovare un pugno di appassionati disposti a raggiungere il Dong anche per una serata non proprio facile come il mercoledì successivo a un ponte protrattosi in pratica fino al giorno prima. Purtroppo non un’affluenza da grandi occasioni, ma il calore e i molti applausi dedicati alla band rumena dai presenti dimostrano come la riuscita non sempre dipenda dal numero e soprattutto sottolinea la reale passione di musicisti che, giunti alla chiusura di un tour tanto imponente, non giocano al risparmio. Infatti, seppure visibilmente stanchi e provati, nonché privi di fiati e tastiere vista la mancanza di Petrică Ionuţescu, i quattro superstiti non lasciano con l’amaro in bocca i propri fan, grazie anche ad una setlist che dà spazio come da programma al nuovo album, ma non tralascia la produzione precedente con una “Dacia Hiperboreană” a catturare applausi a scena aperta e imporsi come brano immancabile. Nonostante sia più asciutta della scorsa data marchigiana, l’esibizione di oggi ribadisce senz’ombra di dubbio la caratura della band e il valore del nuovo materiale, che si rivela efficace anche in sede live a dispetto di chi ancora si ostina a rimanere attaccato al passato e allo stantio “erano meglio le cose vecchie”.

Prima di loro, i Grimegod con tre quarti dei Negură Bunget in azione, autori di un set che unisce atmosfere decadenti e ricche di pathos tra doom e death dai riflessi goth, con rimandi a nomi storici quali Anathema, Tiamat, My Dying Bride, Dark Tranquillity secondo periodo e persino Cure (omaggiati dalla maglia indossata dal bassista). L’impressione è quella di una formazione più a fuoco rispetto al concerto precedente, con una buona alchimia interna e la voglia di costruire una propria firma riconoscibile: il risultato è interessante e si fa appezzare, anche se non sembrano ancora in possesso della zampata in grado di far loro effettuare il classico salto di categoria.

Ad aprire la serata i locali Crepuscolo, forti di una line up finalmente stabile e del nuovo lavoro Revolution/Evilution, con il loro death-metal fieramente old-school a cavallo tra Florida e Scandinavia, con un buon equilibrio tra tecnica e aggressività e la carica di chi vuole sfruttare appieno questo ritorno in pista. A rendere ancora più interessante la serata, i Crepuscolo suonano  la parte finale del concerto con  un inedito assetto a due chitarre, in grado di aggiungere spessore e groove ai brani, così da ottimizzarne la presa e donare al songwriting un retrogusto alla Obituary. Tra l’altro, il nuovo entrato proviene da una formazione che negli anni Novanta ha condiviso con i Crepuscolo il cantante/bassista, cioè i Chemical, per quella che appare a tutti gli effetti la classica quadratura del cerchio. Al netto della già citata affluenza non all’altezza del valore della serata, non possiamo che fare i complimenti al Dong per aver raccolto la sfida, certi che una possibile rinascita di questa regione passi anche attraverso chi continua ad andare contro i mulini a vento e si oppone ai sostenitori della via facile a base di happy hour e cover band.