Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

DEATH AND VANILLA, To Where The Wild Things Are

Death-And-Vanilla1

Dimenticate, ahimè, le inquietudini ascoltate nel precedente Vampyr, ovverosia la sonorizzazione semi-improvvisata del celebre film horror di Carl Theodor Dreyer. C’est la vie, però i suoni proposti in quel lavoro rispecchiavano fortemente il senso del nome del progetto, inteso come morte e dolcezza. Pensavo infatti proseguissero su quelle coordinate, anzi, credevo proprio che il gruppo svedese di Malmö (Marleen Nilsson e Anders Hansson) s’incupisse maggiormente, ma sarà per la prossima volta. Tornano quindi alle origini, al sound che li ha portati alla ribalta mondiale, quel dream-pop targato nuovo millennio ma dal retrogusto anni Sessanta (“Arcana”), una sfumatura che in questo disco risulta ancor più accentuata, relegando quella impercettibile componente psichedelica e lievemente noir degli album passati (vedi The Dödens Vaniljsås) solo alla canzone finale “Something Unknown You Need To Know” e a qualche breve estratto di “Shadow And Shape”. L’album è assai zuccherino, attenzione perché il valore di glicemia potrebbe alzarsi. Leggero e primaverile come una piuma di cigno nero che naviga in una tempesta gioviana… però li preferisco più ansiosi, e mi sa che si è capito. Sognare però non costa nulla, abbassate le luci, chiudete per bene gli occhi e poi pensate a come gustarvi un buon tiramisù ai frutti di bosco sotto un’annegante doccia di miele bollente (“California Owls”). Non ricordo se siano mai passati dall’Italia, e restando nei territori occupati dalle sonorità sintetiche (più o meno dark), diciamo che ormai sono ricercatissimi quanto Lebanon Hanover, The KVB e per certi aspetti anche  German Army, quindi se ci leggono… magari se di supporto alla serata ci sono anche le turche Kim Ki O, allora facciamo en plein.