Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

ASINO, Muffa

ASINO, Muffa

Nuovo ep per il duo chitarra-batteria, dopo l’esordio con Crudo di un paio d’anni fa. Questo Muffa è in pratica la diretta conseguenza di quanto lasciato a “marcire” col disco precedente. Lo so che la metafora può sembrare sciocca, ma il loro suono è questo, prendere o lasciare: pensate alla convulsa “Asino Da Balera” o “Casa Mia È Tranquilla”, dove sembra di risentire i cari, vecchi Karp (qualcuno se li ricorda ancora?). Chitarra super-fuzz (“Preistoria”) e batteria che si rincorrono e fanno festa in modalità pestona per tutti i sette pezzi, anche se “La Grande Nave” rielabora, in parte, un modello più riflessivo, altezza Don Caballero / June Of 44 più o meno, e poi ha un inaspettato finale dove citano pure il buon Galeazzi, celebre per la foga nelle telecronache olimpiche sul canottaggio. Ora, se avete ben chiare quali sono le coordinate della band, non potete che apprezzare le loro storie in salsa noise (e la traccia meditabonda che chiude vi farà capire molte cose), nelle quali si reiterano modelli assimilati da tempo, ripensati e suonati con la necessaria dose di scaltrezza ed ironia (“Schiaphpho”). Ho un debole per i toscani, forse ve ne sarete accorti, è che in quella regione c’è un sottobosco che non si è mai del tutto arreso a inutili derive indie-pop, pur avendo dato i natali a band importanti degli Ottanta per esempio, ma questo è un altro discorso. Posso solo aggiungere che se vi capitano a tiro secondo me dovete goderveli dal vivo, perché immagino che facciano faville.